Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/378

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NOVELLA IX 375 Marcuccio il guercio, che era uomo di corte molto piacevole e generalmente molto ben visto per i suoi motti festevoli e per le piacevolezze ch’egli sapeva fare, perciò che sempre aveva alcuna novelluccia per le mani da far ridere la brigata e troppo volentieri senza danno di nessuno si sollazzava. Aveva poi sempre il verno e la state e da tutti i tempi le mani via più fredde e più gelate che un freddissimo ghiaccio alpino; e tutto che buona pezza scaldandole al fuoco se ne stesse, restavano perciò sempre freddissime. Giulietta che da la sinistra aveva Romeo e Marcuccio da la destra, come da l’amante si senti pigliar per mano, forse vaga di sentirlo ragionare, con lieto viso alquanto verso lui rivoltata, con tremante voce gli disse: — Benedetta sia la venuta vostra a lato a me! — e cosi dicendo amorosamente gli strinse la mano. Il giovine che era avveduto e punto non teneva de lo scemo, dolcemente a lei stringèndo la mano in questa maniera le rispose: — Madonna, e che benedizione è cotesta che mi date? — e guardandola con occhio gridante pietà, da la bocca di lei sospirando se ne stava pendente. Ella alora dolce ridendo rispose: — Non vi meravigliate, gentil giovine, che io benedica il vostro venir qui, perciò che messer Marcuccio già buona pezza con il gelo de la sua fredda mano tutta m’agghiaccia, e voi la vostra mercé con la dilicata mano vostra mi scaldate. — A questo subito soggiunse Romeo: — Madonna, che io in qual si sia modo servigio vi faccia, m’ è sommamente caro, ed altro al mondò non bramo che potervi servire, ed alora beato mi terrò quando degnarete di comandarmi come a vostro minimo servidore. Ben vi dico che se la mia mano vi scalda, che voi con il fuoco dei begli occhi vostri tutto m’ardete, assicurandovi che se aita non mi porgete a ciò possa tanto incendio sofferire, non passerà troppo che mi vederete tutto abbruciare e divenir cenere. — A pena puoté egli finir di dire l’ultime parole che il giuoco del «torchio» ebbe fine. Onde Giulietta che tutta d’amor ardeva, sospirando e stringendo la mano, non ebbe tempo di fargli altra risposta se non che disse: — Oimè, che posso io dirvi se non ch’io sono assai più vostra che mia? — Romeo, partendosi ciascuno, aspettava per vedere ove la giovanetta s’inviasse; ma guari non stette che