Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/39

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36 parte prima

la Zanina non lasciava vivere quella sua compagna e ognora la ripigliava e proverbiava di questo suo amante, rimproverandole tutto il di cotesto puzzor di piedi. Ora la donzella, essendo l’amante partito ed ella giá promessa per moglie ad un gentiluomo, soldato onorevole e di giá stato capitano di fanti, per render a Zanina pane per schiacciata, le disse una volta a la presenza de l’altre damigelle: — Voi, madonna Zanina, mi dicevate tutto il di che non sapevate imaginarvi come io potessi star appresso a quel gentiluomo che mi faceva il servidore ed io sperava averlo per marito, ed ora voi con cotestui che da ogni banda pute e spira un pessimo lezzo, come potete una e due ore dimorare viso a viso seco ed anco basciarlo? Io che il giovine che è partito amava con speranza di maritarmi seco, vi confesso che puzza alcuna non sentiva, o se pur la sentiva, non mi dava fastidio. Ma voi che dite non amar questo vostro maestro di suono, come avete cosi turato il naso che non sentiate si noioso e gran puzzore? Ma essendo, assai giorni sono, voi avvezza a questi zibetti e muschi, non è meraviglia se non vi dispiaceno. — E cosí costei argutamente si vendicò come fa chi a nuocer e luogo e tempo aspetta, ed a la moglie del bergamasco rimproverò il fetore del naso del marito, ed insiememente volle mostrarle che l’amore che ella faceva con il barbiero non era celato. Ma madonna Zanina che fatta era cornacchia di campanile lasciava gracchiare chi voleva, faceva orecchia da sordo. Io certamente prima che di veruna cosa fossi avvertito, piú e piú fiate m’avvidi che come non ci erano testimoni, che i ragionamenti si facevano molto stretti e si vedeva tra loro una domestichezza troppo domestica. Sentii ancora che quasi tutta la famiglia ne bisbigliava, ma per esser Gandino cosí mal voluto, ciascuno lasciava correr il Po a l’ingiú e nessuno avvertiva il bergamasco; il quale, perché vedeva il barbiero assiduo al servigio de la moglie e che amorevolmente le insegnava toccar i tasti del liuto, l’amava piú degli altri, credendo che nessuno in casa fosse tanto ardito che si mettesse a far a l’amore con lei, come se ella fosse stata la imperadrice del Cattai, di maniera che i dui amanti facevano benissimo i fatti loro quando ci era la comoditá. Il bergamasco poi, che averia