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NOVELLA X 411 la penna od in prosa od in verso scrivete o tra gli amici ed altrove ragionate? Egli sarà bene di poco gusto e di rintuzzato ingegno. State sano. NOVELLA X Piacevoli beffe d’un pittor veronese fatte al conte di Cariati, al Bembo e ad altri, con faceti ragionamenti. Egli c circa un anno che in questo medesimo luogo il valoroso e splendidissimo signor Cesare che quivi con quei capitani ed altri gentiluomini e vaghe donne ragiona, e ad un’altra bella compagnia venuta da Vinegia fece un largo e splendido convito, come ordinariamente fa a chi dei nostri gentiluomini veneziani ci càpita; oltra che poche segnalate persone capitano a Verona che egli non levi da l’osteria e conduca a casa sua, onorando ciascuno secondo la qualità e valore degli uomini. E nel vero io ho veduto pochi suoi pari che sappiano accarezzare cosi umanamente un forestiero come egli festeggia, intertiene ed onora. Questo maggio passato, se vi ricorda, vennero a Verona alcuni signori e signore mantovane ai quali qui in questo proprio luogo, ai Lanfranchini e sul Iago di Garda fece conviti sontuosissimi, di modo che non ci fu persona che non rimanesse stupefatta de la delicatura, copia e varietà dei cibi e del quieto e bellissimo ordine del servire; ed alora la vertuosa e gentilissima signora sua consorte che quivi vedete non ci puoté essere, perciò che non era una settimana che di parto giaceva nel letto. Avete veduto che desinar è stato quello d’oggi, e la cena ve- derete che non sarà meno un pelo, anzi ci sarà alcuna cosa da vantaggio. Ma io vi vo’ far vedere che quando a mezzo giorno è il cielo senza una minima nugoletta sereno, che il sole risplenda; ché chi non è orbo il vede chiarissimamente, come al presente si vede. Cosi voglio io farvi conoscer la generosità, lo splendore e la cortese liberalità di questo valoroso signore, quasi che tutto ’1 di non si veda e si tocchi con mano. Or ecco che esso signor Cesare se ne ritorna qui ed io a lui mi volterò. Quando voi di qui vi partiste noi eravamo, signor mio, entrati a ragionar de