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NOVELLA X
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onde io ci andai e condussi il vecchio in sala, al quale il capo
e le mani forte tremavano. Com'egli fu in sala, parlando schietto
il parlar veneziano dei nicoletti, abbracciò il Bembo dicendo:
— Lodato sia Iddio, Zenso mio, che avanti ch’io mora ti veggio
la Dio mercé sano — si chiamano l’un l'altro « Zenso » se hanno
un medesimo nome; — e con questo lo basciò in fronte lascian¬
dogli un poco di bava sul viso. E perché sappiate come era
vestito, udite. Egli aveva indosso una toga a la ducale che già
fu di scarlatto e alora era scolorita e pelata che se le vedeva
tutta l’orditura, e non aggiungeva a un gran palmo ai piedi.
Aveva poi una cornetta che si chiama da' veneziani « becca », di
panno morello, più vecchia chel a madre di Evandro e in alcuni
luoghi stracciata. La berretta era a la veneziana, unta e bisunta
fuor di misura. Le calze erano ne le calcagna lacerate, con un
paio di pantofole che i veneziani chiamano « zoccoli », si triste che
i diti dei piedi per la rottura de le calze pendevano fuori. Messer
Gian Battista l’abbracciò e gli disse: — Magnifico, voi ci avete
fatto torto a non venir a smontar qui in casa vostra, ché es¬
sendo parente del signor Bembo, séte padrone di noi altri. —
E volendo mio fratello mandar a l’osteria a pigliar i cavalli, disse
il vecchio che non bisognava, perché era venuto suso una ca¬
valla a vettura e ito ad albergo col Cigogna suo antico oste.
Il signor Pietro veggendo il vecchio si mal in arnese e che cosi
sgarbatamente parlava, mezzo si stordì e non sapeva che dirsi.
In questo il vecchio entrò a ragionar di casa Bemba e si mi¬
nutamente raccontò tutti i parenti loro e di quanto gli era per
molti anni avvenuto che pareva che avesse il registro di ciò
che diceva innanzi agli occhi. E parlando del padre ed avo e
di messer Carlo fratello del Bembo, si lasciava di tenerezza cader
alcune lagrime. Poi disse: — lo ho inteso, Zenso mio, che tu
componi di bei versi che sono più belli che non è il Serafino
né il Tebaldeo. Che Dio ti benedica, Zenso mio. — Dicendo
questo sternutò dinanzi e di dietro tre volte molto forte e disse:
— Perdonatemi, figliuoli miei, ché io son vecchio ed il freddo
dei piedi m’ha causato questo; — onde s’accostò al fuoco e
cavando i piedi de le pantofole, or l’uno ed or l’altro scaldava.
M. Banobllo, Novelle.