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Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/50

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IL BANDELLO

a l’illustre signora

paola gonzaga

contessa di Musocco


Ancor che ogni novella che si narri soglia a chi l’ascolta porger diletto, perciò che l’intender cose nuove sempre apporta agli ascoltanti piacere, nondimeno suol senza parangone non picciola contentezza porgere quando qualche cosa si narra che, oltra il diletto che se ne piglia, qualche profitto ancora se ne trae. Suole anco sommamente dilettare sentendo dire che, dove generalmente tutti gli uomini sogliono far le pazzie e sé e tutta la famiglia favola al volgo rendere, che si truovi alcuno che, oltra ogni credenza scaltrito, non sia saggiamente operando nel comun difetto incappato, anzi abbia di modo fatto che eterna lode ne meriti. Il che non è molto che a Vinegia avvenne, come questi dí il nostro piacevole messer Giulio Oldoino, essendo in Milano madama di Mantova Isabella da Este, narrò. Ed avendo io essa novella scritta se non cosí puntalmente come l’Oldoino la disse a la presenza di detta madama, almeno al meglio che ho saputo, avendomela voi richiesta di vederla perché alora eravate inferma, quella vi dono e sotto il nome vostro voglio che sia letta, la quale ciascuno maritato deverebbe leggere per imparar a castigar con tal modo le mogli con il qual castigò la sua il gentiluomo veneziano. Feliciti nostro signor Iddio tutti i vostri disii.


NOVELLA XXXV

Nuovo modo di castigar la moglie ritrovato da un gentiluomo veneziano.


Io non era giá venuto, madama illustrissima, a farvi riverenza come ho fatto, perché voi mi faceste salir in pergamo per novellare, come se io fossi bene un facondo e grazioso