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70 parte prima


vostra usate agli stranieri, e quanti da l’osteria ne levate avendone di continovo piena la casa? Ora io non vo’entrare nel largo campo de le vostre lodi, essendo elle da per sé cosí chiare che non hanno punto bisogno de la mia penna che in lodarle s’affatichi. State sano.

NOVELLA XXXVIII

Ingegnosa astuzia d’un povero uomo in cavar danari di mano ad un abbate

e da la innamorata d’esso abbate.

L’aver udito ragionar d’uno che per di sopra il tetto se n’andava a trovar la sua amica m’ha fatto sovvenir d’un caso che, essendo io questi di passati a la corte del re cristianissimo, intesi da signori degni di fede non esser molto che a Parigi era avvenuto. E perché da quello si può comprendere quanto importi la segretezza ne le cose amorose e render cauto e prudente chi ama, credo che non potrá se non giovare che io ve lo dica. Sono qui molti giovini cortegiani del nostro signor marchese i quali credo che tutti deveno esser innamorati, e chi domandasse loro che nomassero quelle donne che amano, parrebbe loro che se li facesse un grandissimo torto a cercar di saper l’innamorate loro. Tuttavia io porto ferma openione che se io mi metto a conversar con loro o vero a spiar ciò che fanno e le contrade per le quali essi passano e le chiese ove vanno, che in otto giorni io saperò dire: — Il tal ama la tale e il tal la tale. — E questa mia cognizione non avverrá per altro se non che communemente i giovini, e quasi per l’ordinario chi ama, sono incauti e rade volte metteno mente a ciò che si fanno. Colui si fida d’una ruffiana che tutto ciò che fa dice a questi e a quelli. Quell’altro adopra un servidore in portar lettere ed ambasciate, e colui ama qualche massara e de l’amor del padrone la rende consapevole, e con un fante d’un gentiluomo praticherá e tra loro si dicono ciò che sanno e non sanno, e le cose che deveriano esser segretissime vanno cicalando e manifestando. Ci sará poi chi ritrovan-