Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/105

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102 PARTE SECONDA che avvenne. Uno dei tesorieri de la Francia detto Morenes dimorava per lo più a Poittieres e vi teneva la moglie, giovane, bella e molto gentile. A Poittieres è l’università o sia studio generale d'ogni sorte di scienza, e vi concorrono scolari assai. Era quivi scolare un giovine che era nobile, il quale teneva in commenda una abbadia assai ricca e viveva molto splendidamente, sempre con buona compagnia. Con questo abbate prese il tesoriere una stretta domestichezza e più volentieri con lui che con altri teneva pratica, di maniera che cominciò a invitarlo seco a mangiare. Non aveva ancora messer l’abbate vista la moglie del tesoriere, la quale, venutagli a l’incontro, quello graziosamente raccolse e secondo la costuma del paese basciò. Era l’abbate bellissimo giovine e la donna, come s’è detto, oltra la beltà, era leggiadra molto, il perché meravigliosamente l’uno a l’altro in quel primo aspetto piacque. Desinarono di compagnia allegramente e tennero tra loro diversi propositi. Ragionando, l’abbate tuttavia considerava le bellezze de la donna, la quale anch’ella non teneva gli occhi troppo sovra le vivande, ma quanto poteva quelli pasceva de la vista del bello abbate. Finito il desinare, si mise Morenes a giuocar a toccadiglio con l’abbate, e giuocando fu esso tesoriero astretto a lasciar il giuoco e andar a ricever una somma di danari, onde pose in luogo suo la moglie. Pensate se a tutti dui fu grato. E non v’essendo persona a vedergli giuocare, cominciarono ad entrare in ragionamenti amorosi e scoprirsi insieme i lor amori. Né ad accordarsi vi bisognarono troppe parole, di modo che posto l’ordine ai casi loro, si trovarono poi insieme e molti mesi goderono amorosamente l'un de l’altro. Ed usando non troppo celatamente il lor amore, uno di casa se n’avvidde e n’avvisò Morenes. Di che egli, entrato in còlerà grandissima, s’armò e fece armar gli scrivani e servidori suoi e di lungo se n’andò a la casa de l’abbate, che, desinando la famiglia, giuo- cava al tavoliere con un gentiluomo che seco aveva desinato. Entrato Morenes in sala, cominciò a dire le più villane parole a l’abbate che sapeva, ma non s’accostava a la tavola. Conobbe l’abbate la viltà del tesoriero, che non averebbe ferito una mosca, e gli diceva: — Signor tesoriero, voi séte mal informato. Io vi