Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/153

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PARTE SECONDA de la patria, tra i quali ci fu messer Francesco Vivaldo negli anni di Cristo mille trecento settantuno, che fu il più ricco cittadino dei tempi suoi e dei passati che fosse in Genova. Costui donò a la República del suo patrimonio nove mila lire de la moneta genovese, le quali devesseno multiplicare e di quelle si pagassero i debiti de la República, e particolarmente di quella parte che si noma il « capitolo » o sia la « compra del capitolo de la pace », e pagato questo debito, devesseno multiplicar a beneficio del commune. Restò di lui un nipote, figliuolo d'un suo figliuolo, il quale essendo giovine e ricchissimo viveva molto splendidamente. Andando egli un giorno a diporto per la città, vide una bellissima giovanetta di circa quindici anni, la quale parve a Luchino — ché cosi egli aveva nome — la più bella, la più gentile ed avvenevole che veduta avesse già mai. E non sapendo levarle la vista da dosso, si fieramente di lei s’accese che nel partir che fece da lei conobbe che in effetto non era più in libertà e che il cor suo era rimaso negli occhi de la bella fanciulla. Cominciò adunque, gioiendo mirabilmente de la vista di lei, a passarle molte fiate il di dinanzi la casa e, quando la vedeva, affettuosamente salutarla, a cui ella onestamente rispondeva e rendeva il saluto, non pensando a malizia nessuna. Ma non passò molto che la giovanetta, ancor che semplice fosse, s'accorse molto bene a che fine Luchino la salutava e si spesso le passava dinanzi facendole la rota del pavone. Onde cominciò rade volte a lasciarsi vedere, e se pur talora Luchino a 1'improviso sovragiungeva e la salutava, ella faceva vista noi sentire e con gli occhi bassi a terra faceva suoi lavori o ragionava con le sue compagne. E se da lontano vedeva venir Luchino, si ritirava in casa fin ch’egli fosse passato via. Accortosi l’amante di questi contegni di quella, si trovò molto di mala voglia. È consuetudine ne la patria mia che un giovine innamorato, trovandosi in mano un mazzo di fiori, ora di gelsomini, ora di cedri, di naranci e simili fiori, di garoffoli od altri che porta alora la stagione, incontrando per la strada od in porta la sua innamorata, a quella senza rispetto veruno lo donerà ; ed ella medesimamente quei fiori che in seno o in mano si troverà