Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/167

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164 PARTE SECONDA codeste grandezze di sangue. Non s'è egli visto di grandi e magnifici uomini amar Temine di vii condizione, e donne di grandissimo stato essersi a bassi uomini ed infimi servidori sottomesse? Di queste cosi fatte cose n’abbiamo tutto il di assai essempi. Si che per questo non mi debbo sgomentare, e tanto più quanto che mi pare pur conoscere che Adelasia m'ama. E per Dio! qual uomo sarebbe cosi rigido e severo, qual si duro già mai che conoscendosi da si leggiadra e vaga giovane com’è Adelasia amato, quella non amasse, anzi riverentemente adorasse? Chè se gli occhi son del core assai spesso messaggeri e per cenni loro l'interna voglia si può conoscere, io son certissimo che indarno non amo. Ma come potrò io le mie passioni farle manifeste, se quando vicino le sono e penso il mio amor dirle resto muto e tutto tremar mi sento? Egli converrà pure che io la lingua snodi e le mie mordaci cure le dica. — Cosi viveva Aleramo e tra sé spesso pensava che modo terrebbe a manifestar il suo amore. Fra questo mezzo Rodegonda varie cose imaginando, pensava come segretamente potesse al desiderio d'Adelasia sodisfare, la quale vedeva tutto il di per soverchio amore distruggersi. E poi che ella molti modi imaginati s'ebbe, a la fine s’accordò ad uno che le parve il più comodo e di minor periglio. Onde un giorno, mostrando d’aver altre faccende, si fece chiamar Aleramo e dopo alcuni proemi l’amore d’Adelasia gli discoperse, pregandolo ch’egli di persona del mondo non si fidasse, a ciò che non guastassero i fatti loro. Dopoi gli insegnò ciò che far deveva per ritrovarsi con la sua amante; del che Aleramo si tenne il più contento uomo che mai vivesse. Medesimamente quando Adelasia da Rodegonda intese l’ordine posto per poter essere col suo Aleramo, ella di soverchia gioia ne la pelle non capiva, fra sé dicendo: — Ora averò pur tempo di ragionar e starmi con colui che più de la luce degli occhi miei amo; ora potrò pur dirgli quanta pena per lui soffro. Io gli dirò pur la tale e la tal cosa, e seco tutte le mie acerbissime passioni disfogherò. — Né meno di lei pensava Aleramo, il quale, venuto il tempo da Rodegonda statuito, si vesti da facchino e con una cassa in collo verso la camera di Rodegonda