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NOVELLA XXXI 207 Affricano al re Massinissa, non esser tanto di pericolo a l’età giovinile negli esserciti degli armati nemici, quanto si prova dagli amorosi carnali diletti avvenire; di maniera che vie più di gloria s’àcquista in vincer (’amorose passioni e se stesso e fuggir queste lascivie che snervano e spolpano la gioventù, che non si guadagna onore in superar tutti gli armati esserciti del mondo. Mi sono adunque mosso a scrivervi per narrarvi come talora amore i sensi nostri, mutando, abbaglia e bene spesso una cosa per un’altra ci fa vedere. Onde ragionandosi dei molti inganni nei quali incorrono i miseri ed incauti amanti, il nostro gentilissimo, il signor Carlo Attellano, come sapete piacevo! e bel favellatore, narrò a la presenza del molto umano e cortese signor Alessandro Bentivoglio vostro onorato zio un accidente avvenuto ne la città di Milano. Mi parve degno il caso d'esser consacrato ad eterna memoria per ammonizione dei giovinetti che incautamente si lasciano irretire. Descrissilo subito, e voi mi occorreste a cui donare lo devessi in testimonio de la nostra cambievol benevoglienza. Voi in questa vostra fiorita gioventù tanto più séte periglioso in questi intrigamenti amorosi incappare, quanto che l’età e la inclinazione del temperamento vostro naturale pare che a l’amorose passioni tutto v’ induca. Perciò vivete cautamente e guardate che la vostra libertà non vi sia rubata. FaciI cosa è traboccar ne l'abbisso de la servitù; ma il ritornar indietro e ricuperare la cara perduta libertà è opera molto più difficile che altri non crede. Orsù, accettate questo mio picciolo dono ed ai vostri signori fratelli Gostanzo e Girolamo fatene parte. Che nostro signor Iddio lungamente tutti vi conservi. NOVELLA XXXI Amore di messer Gian Battista Latuate e l’errore ov’era intricato, con l’arguta risposta de la sua innamorata. Egli è una gran cosà, madama mia osservandissima, che ogni volta ch’io voglio parlar de la mia patria Milano, ci siano pur assai che cosi mal volentieri m’ascoltino, massimamente se