Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/280

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NOVELLA XXXVI 277 canto, che tutta d'amor ardeva e tanto era accesa che veggen- dosi ne le braccia di cosi bel giovine sentiva un piacer non mai più sentito, lasciava che egli facesse come voleva. Onde Paolo, presa quella occasione, scherzando scherzando, la gittò sovra un lettuccio, e le fece gustar un'acerba dolcezza la prima lancia che ruppe; ma poi, negli altri arringhi che corse, seppe si ben fare che spezzò quattro altre lande con tanto piacer de la giovanetta, che ella averebbe voluto correrne altre tante. E non s’accorgendo del fuggir de l’ore e la fante essendo andata a far suoi servigi per casa, lasciò la porta de la strada aperta. Venne in questo Gerardo ed entrò in casa. Passando poi dinanzi a la camera ove gli amanti,, stracchi per la giostra, s’erano posti suso una panca a sedere e ragionare, senti colà entro esser gente e disse: — Chi è là? — 11 dire e il dar de' piedi ne l'uscio de la camera ed aprirlo fu tutto uno. Come egli vide Paolo con la figliuola, cosi tenne per fermo che non Paolo, ma che fosse la Nicuola, de la quale, come già s’è detto, era fieramente innamorato. Onde mancatali tutta la còlerà in che entrato era pensando che un uomo fosse con Catella, guardava Paolo, e quanto più lo guardava tanto più si confermava nel parer suo ch’ei fosse la Nicuola. Catella che al comparir del padre era rimasa mezza morta, e Paolo che tutto tremava, poi che videro che il vecchio, fermatosi, nulla dicendo se ne stava, attesero con meglior animo a che fine egli riuscisse. Come già s’è ragionato, Paolo e la Nicuola sua sorella erano tanto simili che con difficultà grandissima si poteva scerner da chi più in pratica gli aveva, qual di loro fosse il maschio e qual la femina. Gerardo poi che buona pezza con ammirazione grandissima ebbe contemplato Paolo, sapendo che il figliuolo d’Ambrogio non si trovava, restò certo che la Nicuola si fosse vestita da uomo, e disse a Paolo: — Nicuola, Nicuola, se tu non eri quella che sei, io t’assicuro che a te ed a Catella io faceva un tristo scherzo. — Poi rivolto a la figliuola, disse che andasse di sopra e lasciasse la Nicuola a basso, perché egli le faria miglior compagnia di lei. Parti Catella, parendole fin a quell’ora aver avuto buon partito, poi che il padre altrimenti né garrita né battuta l’aveva; ma non intendeva né