Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/304

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NOVELLA XXXVII 301 di ciò sapendo la cagione, e il tutto se non quello per cui era domandato imaginandosi, da grandissima pietà commosso, al re si larga proferta di se stesso, dei figliuoli e d’ogni suo avere fece, che far la maggiore era impossibile. — Comandatemi pure, — diceva egli, — o signor mio, ciò che volete ch’io faccia senza rispetto veruno, ché io vi giuro ed impegno la fede mia, a voi prima che ora per omaggio ubligata, che quanto questa mia lingua potrà, quanto l’ingegno e le forze mie varranno, voi sarete da me fedele e lealmente servito. Né solamente di tai cose sono io ubligato a servirvi, ma bisognando sarò presto la vita mia metter a rischio di mille morti. — E chi sarebbe stato colui che ad un suo prencipe in simil caso risposto altrimenti avesse? e chi averebbe pensato che il re al conte Ricciardo, che conosceva esser cavaliero d’onore, devesse una cotal richiesta fare? Ma sovente nascono de le cose che sono fuor d’ogni credenza umana, come nel vero fu questa. Ora il re avendo sentito il parlar del conte, tinto il viso di mille colori ma tuttavia per amore divenuto audace, con voce perciò alquanto tremante, in questa forma gli disse: — La vostra Aelips, conte mio caro, è la sola cagione che me infinitamente contento e voi con tutta casa vostra può felice fare, perché io assai più che la vita mia l’amo e de le sue divine bellezze sono in modo acceso che senza lei viver non posso. Pertanto, se desiderate di servirmi, se caro v’è ch’io viva, adoperatevi seco che ella degni d’amarmi ed abbia di me compassione. Né crediate che io senza estremo cordoglio e vergogna infinita a si leale e perfetto servidore ed amico, come sempre v’ho riputato e più che mai riputo, cosi fatto servigio richieda; ma scusimi appo voi amore, che può troppo più che né voi né io possiamo. Egli si fattamente con le belle maniere de la vostra Aelips m’ha concio e si fieramente levato fuor di me e in quella l'anima e il cor mio con ogni pensiero collocati, che senza lei non è possibile che io più viva. Assai sforzato mi sono, ed ogni ingegno adoperatovi e fatto tutto quello che a me è stato concesso, per scacciar questo amore e purgar si pestifero veleno; ma ogni mia forza è riuscita vana e il mio sapere nulla m’ ha giovato, lo che tutto il mondo vincer mi credeva, io che