Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
NOVELLA XXXVII 319 perché il tuo avversario averà lor donato molto più di quello che tu dato gli averai. Né per questo sarà, chi teco piatisca talora, più di te favorito, perché secondo che tu ingannato sei, cosi l’altro beffato si truova. Basta a questi magri cortegiani che il volgo creda ch'eglino siano in grandissimo credito appo il prencipe e che da questi e quelli cavino danari. Ti prometteranno parlar al signore dei casi tuoi, e in tua presenza d'altri affari a l’orecchia gli parleranno, dandoti a credere che di te hanno favellato e tuttavia mille favole ti venderanno. Di questo numero fu Ve- tronio Turino appo d’Alessandro Severo imperador romano, il cui vizio, poi che fu scoperto e per astuzia d’esso Alessandro trovato più che vero, ebbe questo castigo che meritava, perciò che fu data la sentenza che Turino fosse legato ad un gran palo nel mezzo de la piazza e a torno al palo fosse di sarmenti e virgulti verdi acceso il fuoco, che rendesse oscurissimo e lento fumo che a poco a poco il misero Turino suffocasse. E mentre in tal tormento lo sfortunato stette, altro non fece mai un sergente di corte che gridare: — Col fumo Turino si fa morire, perché il fumo ha venduto. — Onde in questo modo il vano e fumoso Turino di fumo mori. Se cosi a’ nostri tempi si facesse, sarebbero le corti in più stima che non sono, ed oltra il vender del fumo, che tanto non s’useria, non sarebbero i cortegiani si facili a vender menzogne né diverriano simil ai cani, mordendo e lacerando l’un l’altro, perciò che quando hanno l’orecchia del signore, vi so dire che cantano di bello, cicalando mal di questi e di quelli che per avventura sono megliori di loro. Ma l’invidia cosi gli agghiaccia che non ponno sofferire di veder imo che più di loro vaglia, dubitando che questo tale non entri in grazia del prence ed egli cada di grado. Se per sorte poi vedono il signore esser ingannato o in errore di qual si sia cosa, pur che il fatto non tocchi loro, non crediate che cerchino di sgannarlo: tutti vanno dietro a la voglia del padrone, avvengane o bene o male. E di questo n’è cagione la dapocaggine di molti che non hanno ardir di dir il vero; anzi se il signor dice si, essi l’affermano, se dice no, eglino cantano il medesimo tuono, non avendo riguardo se cede ben o male ciò che dicono.