Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/382

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NOVELLA XL 379 ciò che dal publico si potesse conoscere chi di noi due merita biasimo e castigo. E di questo ne prego Dio cosi di core, come di cosa che lo pregassi già mai. Ma se mi lece, Camillo; dir il vero, io credo e tengo certo che tu eti sazio dei fatti miei e che cercavi occasione d’abbandonarmi, e vuoi con questo mezzo dar ad intendere a chi questa cosa saperà, che con giusta cagione mosso ti sei. Ora Iddio te la perdoni. Tu potevi bene per altra via conseguir l’intento tuo e non mi far cotesto disonore, non l’avendo io meritato. Tu eri in tua libertà e potevi molto bene, ogni volta che ti piaceva, lasciarmi e dirmi : — Cinzia, io non voglio più conversar teco, perché la tua pratica non fa più per me. — Non sapevi tu che io non poteva sforzarti ad amarmi a mal tuo grado né contra tua voglia? Ma a te non è bastato non voler esser più mio, ché m’hai voluto infamare e farmi tener una trista, dove a fé di Dio non sono, perciò che dopoi che io divenni tua, mai non ti ho mancato o fatto torto. Né solamente questo t’affermo, ma di più ti dico che pensiero di mancarti non ebbi già mai. E se tu o altri m'avete veduta domestica con Giulio e talora scherzevolmente insieme giocare e motteggiarsi l’un l’altro, non si è per questo potuto vedere né comprender cosa meno che onesta e che tra amici non s’usi. Ma, per mia fé, chi me l’ha posto in grazia più di te, che tante volte lodato e predicato me l’hai, affermandomi sempre che il più leale e il più da bene di lui non avevi mai provato né sperimentato? Ora io che il primo giorno che divenni tua feci pensiero che in me più non fosse voler alcuno se non quello che tu volevi, conoscendo quanto l'amavi, quanto caro tenevi e desideravi che da me fosse festeggiato, per compiacerti ed anco perché vidi che ei lo valeva, me gli feci domestica, ma sempre come con mio fratello. E tanto più volentieri praticava da ogni tempo seco, quanto che io lo trovava tutto tuo e chiaramente comprendeva che molto più t’ama che i fratelli suoi propri; ma sia con Dio! In tanto infinito cordoglio in quanto mi trovo, ho pur questo solo poco di conforto, se in tanto mio male cader può sollevamento alcuno: tu con ragione mai non potrai di me dolerti, ma bene potrò io con giusta ragione di te dolermi e querelarmi. — Io non ti mancherò