Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/393

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39° PARTE SECONDA Iddio, che noi siamo chiari che questa trista balia aveva troppo bevuto, e ciò che ella insognata s’era ha narrato come cosa seguita. Che Dio le perdoni, poi che pentita di tanto male ha il peccato suo confessato. E certamente non se le vuol dare altro castigo, poi che il fatto è terminato a buon fine, ma lasciarla stare, a ciò che meglio si riconosca in quanto errore ella sia cascata. — Ella si vorria — soggiunse Flamminio pieno di ira — strozzare o arder viva, ed io per me so bene, se avesse cosi parlato di me come ella ha fatto di Giulio, ch’io la conciarei di tal guisa che più non faria di queste truffe, e se volesse straparlare, di sé e de le sue pari cicalaria. — Bene dice il vero Flamminio e parla da uomo di core — disse Cinzia, — ché questa trista si vorrebbe cacciar del mondo e spegner cosi maldicente lingua. E se non fosse che la figliuola non vuole poppare altra che si sia se non lei, ella non saria a questa ora in casa; ma l’amore de la mia figliuoletta me la fa ritenere. — E insomma ciascuno lapidar la voleva e bandirle la crociata a dosso; il perché Delio alora disse: — Lasciamo star, per Dio, questa bestiola, a la quale, poi che Cinzia dice la figliuola non voler poppare altra che lei, egli si conviene averle riguardo, ché di leggero se ora si garrisse o se le facesse alcuno nocumento, ella potrebbe guastar il latte, che sarebbe cagione de la morte de la picciola creatura. E che vendetta volete voi pigliare d’una vii feminuccia? Non sapete voi che la natura ed il sesso loro le fanno sicure dagli uomini e che a noi non sta mai bene ad imbrattarci le mani nel sangue loro? Lasciamo far a la giustizia del mondo e a quella di Dio. Bastar ci deve assai per ora che Giulio sia conosciuto per uomo da bene e Cinzia altresi per donna che a Camillo non sia stata sleale, ché in vero io per infiniti rispetti ne ho un estremo piacere e veggio levata via la strada a molti scandali che nascer potevano. — Non avendo a pena finito Delio di parlare, Cinzia rivolta a Camillo gli disse: — Che pensi mò di far, Camillo, poi che certo esser puoi che io sono innocente e che da te esser abbandonata non merito? Vuoi tu essermi quello che prima a me eri, o che animo è il tuo? — Vedi — rispose Camillo, — io non poteva intender cosa che più grata mi fosse, che esser chiaro