Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/395

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392 PARTE SECONDA cortesia tua avergli in protezione, e ciò che a me far deveresti, far a loro, che se da te si troveranno abbandonati, non so come potranno sostentare la sconsolata e misera vita loro. Io te gli raccomando pur assai. — Egli mi pare — disse alora Camillo sorridendo — che tu sia per navigare a l’isole del mondo nuovo e mai più non debbi ritornar in queste nostre contrade. Che cosa è questa? ove vuoi tu andare? Se tu vuoi far testamento, fa’ eh’ io t’intenda, perché manderò a chiamar ser Cristoforo, che sai che è notaio famosissimo, e noi altri saremo testimoni. Orsù, vuoi tu ch’io mandi per esso lui? — Io son povera giovane — rispose Cinzia — e non ho facultà né possessioni da far testamento, e tutti questi mobili che qui in casa sono, sai bene che non sono miei, avendogli tu mandati qui per fornirmi la casa. E secondo che t’è venuto voglia d’abbandonarmi e rompermi la fede tante volte a me con sagramenti affermata, che già mai non mi lasciaresti, che so io se queste robe a mio padre e a mia madre lascierai? Si che io non ho da far testamento, ma bene lascerò che tutto il mondo conosca come a torto abbandonata da te sono, e veggia insiememente l’aspra e fiera tua crudeltà e la poca fede, ché sai bene, Camillo, senza che più te lo replichi, quanto altamente mancato mi sei. Ricordati, ricordati di ciò che tante volte detto, promesso e giurato m’hai. Io veggio bene e tocco con mano che il vento ne portava le tue parole. Iddio è di sopra e in lui spero che, per esser giusto giudice e che non lascia nessun bene irremunerato e nessun male impunito, farà le mie vendette, e conoscerai a la fine che tu cagione non avevi di trattarmi di questa maniera. Ma alora il pentimento tuo né a te né a me recherà punto di giovamento. Tuttavia tu averai sempre intorno al core questo rodente e mordace verme che di continovo ti affliggerà, e sempre innanzi agli occhi de la mente ti rappresenterà questa crudeltà che ora senza mia colpa m’usi, non l’avendo io meritata già mai. Perdonatemi voi, miei amici che qui séte, se io dicessi cosa alcuna che vi recasse noia, e perdonate a la mia insopportabile e giusta passione. Io vorrei ora che tutte le incaute e semplici donne fossero qui presenti, perché io darei loro un conseglio che per me non