Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/40

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NOVELLA XVII 37 prima perché era vicina a la casa ove albergava e poi perché spendeva poco. E dandole ad intender mille ciancie, partendosi da Vinegia la menò seco a Verona ove abitava il padrone. Gran sciocchezza certamente si vede in costoro che sono de la condizione del bresciano, i quali per ogni minimo difettuzzo che veggiano in uno, subito lo riprendono, e non s’accorgono i poveri uomini che essi sono in quel medesimo errore. Ma hanno tanto l’occhio a l’altrui cose che le proprie non vedeno, e non s’accorgono che quello che in altri biasimano è in loro vituperio. Ora il nostro bresciano ed un altro suo fratello di si picciola levatura come lui, hanno questa consuetudine: come sono ove non siano conosciuti, per l’ordinario si fanno gentiluomini molto agiati e tengono una reputazione meravigliosa. Ma bello è sentir lodarsi al fratello, il quale nel tempo di pace ho veduto più di quindici paia di volte rappezzar le scarpe di poveri uomini e donne, e non avendo risguardo come egli il più de le volte su la guerra per fante privato se ne sta in farsetto molto mal in arnese, come è in circolo di famigli, narra loro di gran faccende e dice le maggior pappolate del mondo. Ma tornando al bresciano, dico che in Verona sposò la puttanella, che condutta v’aveva, per moglie. Ella era assai giovane, con un visetto apparente e certi atti puttaneschi, e vedendo che il marito era attempato e non le scoteva si ben il pelliccione come averebbe voluto e come a Vinegia era avvezza, per non star indarno, si procacciava altrove e non si curava punto che si fossero o servidori od altri. E sovra tutti a lei piaceva un certo fornaro che coceva molto ben il pane, e di masserizia era grossamente fornito e di durissimo nerbo. Fu più volte il bresciano avvertito che la moglie, per risparmiar la roba di casa, logorava l’altrui; ma egli diceva che erano bestie che per invidia parlavano, e non s’accorgeva il misero che egli era pur il bestione e che era per privilegio fatto cittadino cornetano. Un’altra vertù aveva anco sua moglie, che era si grande ed avida bevitrice di vino, che in un sorso averebbe bevuto l’Adige se fosse stato vino, e come una bertuccia s’inebriava. E questo vizio del vino rincresceva più al marito che tutte l'altre taccarelle che aveva, onde più volte seco se