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444 PARTE SECONDA che le donne fanno ai mariti, narrò "una picciola istoria. Piacque essa istoria agli ascoltanti, onde mi venne voglia di descriverla. Sovvenutomi poi di tante mie novelle non ve n'aver ancor donata una, me stesso di trascuraggine accusai, deliberando che questa fosse quella che appo tutti facesse testimonio de la cambievol nostra benevoglienza e de la vostra gentilissima cortesia. Ma io non voglio ora entrar a dire de l’amorevolezza vostra, de la diligenza sempre vivacissima che ne le cose degli amici mostrate, e di tante altre vostre lodate condizioni, ché sarebbe opera troppo lunga, ed io non mi mossi a scrivervi per voler raccontar le vostre lodi, ma per donarvi questa istorietta e rendervi certo che ovunque io sia, sono e sarò sempre del mio generoso Olivo. State sano. NOVELLA XLIII Inganno de la reina Maria di Ragona al re Pietro suo marito per aver da lui figliuoli. Negli anni de la salute nostra del millecentonovanta, poco più o poco meno, era conte di Barcellona don Pietro d’Aragona, e fu il settimo re d’essa provincia aragonese. Egli ebbe per moglie donna Maria di Monte Pesulino, la quale era nipote de l’imperadore di Costantinopoli. Era donna Maria assai bella, ma molto più gentile e vertuosa e molto dai popoli di Ragona amata e riverita per i suoi buoni costumi e perché a tutti, secondo il grado loro e secondo che lo valevano, faceva grate accoglienze, compiacendo loro ne le domande quanto il debito portava. Il re Pietro, per quello che veder si poteva, mostrava averla molto poco cara, e lasciatala quasi per l’ordinario sola nel letto, attendeva a trastullarsi con altre donne. E ben che essa reina potesse assai cose fare nel regno e da’ baroni, cavalieri ed altri fosse molto onorata e da tutti ubidita, e il re cose che ella facesse non rompesse già mai, nondimeno ella in conto alcuno non si contentava e viveva in pessima contentezza, perciò che più volentieri si saria contentata di meno autorità nel maneggio del regno, ed aver le notti nel letto la debita compagnia ed abbracciamenti