Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, III.djvu/82

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NOVELLA XXII 79 Egli non sarà già vero che io l'ami più. E perché debbo amarla, se ella m’odia? — Cosi l’amoroso cavaliero, vinto e stracco de la crudeltà infinita de la sua sdegnosa donna e pentito di tante fatiche indarno spese, fece questa deliberazione, e già gli pareva d’esser del tutto sciolto. Da l’altra parte ad un tratto in lui si destò il concupiscibile appetito, in modo che tutto il contrario disse di quello che detto aveva e gravemente se stesso riprese, parendogli aver follemente errato: — Ahi, perfido e sleale che io sono, che ho io detto? che pensiero folle m’è in petto entrato? Come ardirò io già mai andar dinanzi a quella che ora cosi indebitamente e villanamente ho crudele, ingrata, fiera, superba e micidiale chiamata? sarò io cotanto temerario e si presontuoso che osi senza grandissima vergogna comparirle dinanzi ? E che so io che ella tale contegno non mostri per sperimentar la mia fede e la mia perseveranza? Che cosa ho io per lei mai operata, che pegno le ho io dato che ella debbia esser de la mia fede sicura? Se io tante fiate per ¡schiavo me le sono donato, non può ella di me come di cosa sua far tutto quello che più le gradisce? Dunque sarò io cosi villano e perfido cavaliero che quel che liberamente le ho dato le voglia rapacissimamente tórre? Lievi da me Iddio questo peccato e non permetta che io le rubi ed involi ciò che è suo. Io nacqui per servirla, e cosi farò. Attenderò adunque a servirla ed amarla come fin qui ho fatto, avvengane mò ciò che si voglia. — Con questo pensiero perseverò circa dui anni come prima faceva, servendola ed onorandola, né mai ebbe da lei una sola rivolta d’occhi. E perché in effetto egli amava ardentissimamente, non poteva talora essere che egli non facesse de le cose stracura- tamente, per le quali tutta la corte e quanti erano in Napoli s’accorsero di questo amore, ben che prima ancora da molti se n’era alcuna cosa detta. Furono molti baroni amici suoi i quali, veggendo che egli dietro a costei si consumava, agramente 10 sgridarono, e tanto più lo garrivano quanto che la superbia ed ostinazione de la donna appo tutti era notissima. Non era dentro Napoli cittadino né gentiluomo a cui non dolesse che 11 Ventimiglia fosse cosi da la donna sprezzato, perciò che da