Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/304

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IL BANDELLO

al magnifico dottor di leggi

messer

francesco maria trovamala

salute


Azzio Bandello mio avo fu uomo molto dotto, negli studi de l’umanitá e de le civili leggi assai famoso, come voi potete ricordarvi che, essendo egli d’ottanta anni, quando noi tornavamo da la scuola del nostro dotto messer Gerardo Canabo, lo trovavamo sempre accompagnato da molti clientuli che a lui per conseglio ricorrevano. E perché era di natura festevole e piacevole molto, e a tutto ciò che si diceva soleva di continovo aver qualche bel motto arguto e a proposito, era da tutti detto « messer Azzio dai proverbi ». Egli soleva dire che molto spesso nei parlari gravi e di grandissimo momento avvengono certi accidenti che impensatamente rendono una materia, di grave, ridicola, e per lo contrario talora, di ridicola, grave. Che una cosa di grave venga ridicola, vedemmo essendo noi ancora fanciulli, quando in Castelnuovo, piatendo i Grassi con i Torti in materia d’un omicidio e volendo il signor Galeazzo Sanseverino che la cosa fosse dinanzi a lui disputata per metter pace tra quelle due nobili famiglie, uno dei nostri dottori, che era da tutti chiamato « Necessitas » perché... W la necessitá non ha legge, avendo studiato un conseglio di messer Alessandro da Imola, che consigliava in simil caso e metteva quello esser (i) Si supplisca « sempre soleva dire che >» o altra frase equivalente, dal B. lasciata nella penna [Ed.J.