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IL BANDELLO

a l'illustre e vertuoso signor

giovanni rotario


Il carnevale passato ch’io feci in Asti, ritrovandomi con voi, con la signora Margarita Tizzona contessa di Deciana e con la signora Laura Scarampa e molte altre nobilissime e belle dame e alcuni gentiluomini, s’entrò a parlar di coloro i quali si perdono ne l'amore d’una cortegiana da partito, che manifestamente saperanno che per ogni prezzo presterá il corpo a vettura a chiunque la vorrá mercadantare. Furono quasi generalmente biasimati da tutti ed ¡stimati uomini di pochissimo ingegno. Sovvienimi che voi tra ¡’altre cose diceste che vi pareva impossibile che un uomo amasse una donna che del suo corpo compiacesse ad altri, eccettuando il marito, del quale pare che generalmente non s’abbia gelosia. Ora essendo io questi di in Milano a ragionar con la signora Barbara Gonzaga contessa di Gaiazzo e vostra cognata, messer Girolamo Claricio, uomo ne le lettere greche e latine dotto, che di poco innanzi era venuto da Vinegia, narrò una novelletta de la materia che noi in Asti parlavamo, per la quale voi vederete esser non solamente vero che gli uomini amano de le donne che a tutti in preda si dánno, ma anco trovarsene di cosí scemonniti che per soverchia passione di loro ne moiono. Con questo io pagherò la promessa che vi feci di darvi una de le mie novelle, che è questa ch’io ora vi dono e sotto il nome vostro metto. State sano. NOVELLA XXXI Un giovine milanese, innamorato d’una cortegiana in Vinegia, s’avvelena veggendosi da quella non esser amato. Vinegia, gentilissima signora, come ciascuno può sapere che vi sia qualche tempo dimorato, è cittá mirabile per lo sito ove M. Bandku.o, Novelle.