Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/361

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35» PARTE TERZA grande affezione che a l’ordine nostro porta, si nel provedere abondantemente il vivere per molti di a tanti frati, come anco nel frequentare continovamente gli uffici divini, le salubri predicazioni e le acutissime disputazioni che tutto '1 di dottamente si facevano. E nel vero noi eravamo più di quattrocento frati e tutti fummo benissimo trattati, e tanto più fu mirabile la magnificenza dei modenesi quanto che, sapendo le nostre constitu- zioni non permetter che si mangi carne se non per infermità, ci providero largamente di pesci ed altri cibi al viver nostro conformi. Studiava in quei di ne la città di Bologna negli studi filosofici messer Giovan Francesco dal Forno, cittadino modenese, giovine di bellissimo ed elevato ingegno, il quale, essendo desideroso di mostrar ne la patria sua che non aveva a Bologna speso danari e il tempo indarno, cercò con ¡stanzia grandissima ottenere dai nostri padri una catedra, per poter disputar certo numero d'alcune sue conchiusioni in logica e filosofia; e prese per mezzo a conseguir questo suo intento il molto valoroso ed illustre signor conte Guido Rangone, sapendo quanto esso signor conte era in riputazione appo i nostri padri e che non gli avereb- bero cosa alcuna negata. Ottenne il signor conte Guido ciò che domandò, e al Forno fu assegnato un giorno, nel quale nessuno fuorché egli sosterrebbe conchiusioni né disputarebbe. Il Forno, avuta la grazia del determinato di, mandò a Bologna un suo uomo con lettere a messer Peretto Pomponaccio, ne le cose di filosofia suo maestro ed in quei di assai famoso filosofo, supplicandolo che per ogni modo egli degnasse di venir a Modena, si per onorare il suo filosofico conflitto, come anco per essergli scudo contra quegli argomenti, se qualche uno gliene fosse fatto, che egli forse non sapesse cosi ben disciorre. Il Peretto si scusò, allegando che non poteva venire per alcune sue occupazioni ; ma il Forno, che senza il maestro disputar non voleva, montò a cavallo e, giunto a Bologna, tanto seppe dire che condusse il Peretto a Modena. Venuto il giorno de la disputazione, sali in catedra il giovine filosofo e molto galantemente le sue conchiusioni propose. Quei nostri frati che gli argomentarono contra, perché era ne la chiesa nostra, non la volsero intendere troppo