Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1911, IV.djvu/487

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484 PARTE TERZA ragionandosi un di a la tavola del signor Cesare Fregoso mio signore, messer Romano Tombese, che era alloggiato in casa, su questo proposito narrò una novella che diceva esser in Ferrara avvenuta; la quale avendo io scritta, ve la mando e dono, a ciò che veggiate che io di voi mi ricordo e che non m’è uscito di mente quanta umanità mi usaste nel viaggio che da Castel Gifredo facemmo a Ferrara ed a la vostra villa a Gualdo, quando io andava in Romagna a Fusignano. Né crediate che mi sia uscita di mente quella moresca, che la notte a torno al letto ci facevano quei diavoli di mussoni che hanno il morso più velenoso che bisce. State sano. NOVELLA LVII1 Ritrovato in letto con una vedova un gentiluomo, quella sposa per moglie, e morto che fu, ella d’uno s'innamora, e da quello lasciata, si fa monaca. Ne la città di Ferrara, mia nobile patria, fu già non è molto un gentiluomo chiamato Lancilotto Costabile, il quale prese per moglie una gentildonna e riebbe un figliuolo; e non dopo molto, lasciando la moglie ed il figliuolo sotto il governo d’un suo fratello, che era uomo di gran maneggio, si mori. Il fratello di Lancilotto, conoscendo la cognata esser molto proclive ad amore e che mal volentieri stava senza compagnia d’uomini, pigliata l'oportunità, cominciò con bel modo ad essortarla che essendo troppo giovane si volesse maritare, e che egli s’affati- carebbe in trovarle il marito al grado di lei convenevole. La donna, che voglia non aveva di prender marito, ma viver libera ed oggi mettersi a la strada e dimane far un altro effetto, non la voleva intendere, ritrovando certe sue scuse di poca valuta. Il cognato, dubitando di ciò che era, cominciò con maggior diligenza a spiare tutte le azioni de la donna, e in breve s’accorse per che cagione ella non si curava di marito, avendo uno che suppliva in vece di quello. Il perché, multiplicate le spie, conobbe che il canevaro di casa teneva mano a la cognata e, tutte le notti che a lei piaceva, introduceva in casa Tigrino Turco, gentiluomo di Ferrara, del quale ella era innamorata, ed egli