Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/116

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IL BANDELLO

al molto magnifico e cortese cavaliere

il signore

lodovico guerrero

fermano

salute


Mi ritrovai questi di, tornato che fui da Milano, in camera, come sapete, a fare riverenza a l’eccellentissimo signore Francesco Gonzaga, marchese di questa cittá di Mantova, ove anco voi eravate, allora ch’ebbe detto signor aviso, come a Sermedo uno povero contadino vecchio era stato dal proprio figliuolo su la riva del Po ucciso e svenato come una pecora e tratto nel fiume. Il signor marchese, fieramente turbato di cosí scelerato parricidio, commandò a messer Tolomeo Spagnuolo, suo primo segretario, che scrivesse a Sermedo e vi mettesse tale ordine, che il malfattore acerbissimamente fosse punito. Devete ricordarvi che vari furono li ragionamenti di molti che in camera erano, investigando la cagione che potesse avere indutto quello sceleratissimo non figliuolo ma crudelissimo nemico a perpetrare cosí enorme sceleratezza. E dimandandomi il signor marchese che mi pareva di cotanto eccesso, io li risposi che nel capo non mi poteva intrare che quello ribaldo fosse vero figliuolo de lo svenato vecchio, avendo ferma opinione che se era suo figliuolo, che la natura gli averia destato in core il debito che deve avere ogni figliuolo a suo padre, e raffrenato quello da si vituperoso misfatto. Era quivi il signor Volfgango Schilicco, nobilissimo tedesco, il quale ne la sua giovanezza fu a Bologna discepolo di messer Filippo Beroaldo, e allora tornava da Roma, ove per lo signor Georgio duca di Sassonia avea negoziato alcune cose. Parlava egli leggiadramente la lingua italiana, che da fanciullo appresa aveva. Sentendo adunque l’occorsa sceleraggine, M. Bandello, Novelle.