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PARTE QUARTA
indegnamente ingannato da chi vi è tanto obligato e chi la vita
propria deveria a ogni periglio in servigio vostro isporre, e non¬
dimeno cerca levarvi l’onore e porre vituperosa macchia dentro
la limpidezza de la vostra chiarissima fama. — A queste parole,
acceso il duca di infinito desiderio di intendere chiaramente la
cosa, pregò con affettuosi preghi la moglie che liberamente senza
rispetto veruno volesse farli palese la verità del fatto. Ella, dopo
l’aversi fatto pregare e ripregare, a la fine in questa guisa li
rispose: — Io, marito e signor mio caro, non mi meraviglierò
più se uno straniero nuoce a uno suo signore, quando io veggio
che li vostri medesimi soggetti e vassalli osano farvi nocumento
di sorte che importa molto più che non fa il perdere tutti li
beni de la fortuna, con ciò sia cosa che l'onore assai più vale
e devesi più ¡stimare che quanta ricchezza si trovi né quanti
regni siano. Il vostro favorito, cotanto da voi amato, Carlo, di
vostra mano nodrito e trattato da voi non da servitore ma da pa¬
rente ben propinquo e stretto, ha avuto ardire richiedermi l’onore
mio e affettuosissimamente supplicarmi che io volessi divenire
sua amica. In questo ha mostrato che egli voleva come ladrone
rubarmi e vituperare l'onore mio, nel quale senza dubbio con¬
siste il vostro e di tutta la casa vostra. A la sua temeraria e
presontuosa richiesta gli ho fatta la conveniente risposta: che
non pensando il cor mio in altro che in voi e a servar la fede
maritale intiera e monda, che non fosse più oso già mai di tale
materia parlarmi. Ma tanta noia di questo suo malvagio ardi¬
mento mi ho preso, che poco meno che non sono morta, e
non ho occhio in capo che lo possa vedere; il che è stato ca¬
gione di farmi porre a letto. Per questo io vi supplico con tutto
il core umilemente, signore mio, che voi non vogliate a modo
veruno tenere in casa vostra cosi scelerato e pestifero uomo,
il quale forse, dubitando che io non vi riveli il suo misfatto,
potrebbe talora machinare qualche grande e mortale sceleraggine
contra la persona vostra. Ché se egli non ha temuto di volervi
porre in capo si vituperosa infamia e farvi il sire di Cornova-
glia, pensate pure che egli non temerá di machinare contra la
vita vostra. Voi séte savio e sapete meglio di me se il caso