Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/138

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NOVELLA V (Vi) 135 apre quello uscio e manda fuori uno suo piccioletto cagnolino; il quale, come intrava nel giardino, cominciava ad abbaiare. Io, che tra certi arboscelli era appiattato, come l’abbaiare sentiva, pian piano a la camera me ne andava, ove la prima volta, si come ella volle, per moglie la sposai, con quelle giurate convenzioni già dette di non palesar questo matrimonio se ella noi consentiva. Si corcassemo dapoi in letto, ove con gran piacere consumassemo il santo matrimonio e dessemo ordine come per l’avenire devea governarmi. E cosi mai fallito non I10 di ubbidirla, se non ben poche volte che per servigi da voi comandatimi mi era forza restare. Sempre poi di una ora innanzi l’aurora me ne partiva. — Il duca, che era uno de li curiosi uomini del mondo e che in la sua giovanezza aveva fatte di molte amorose imprese, e li pareva questa la più strana istoria che mai udita avesse, e pensava simile caso non essere avenuto già mai, assai affettuosamente pregò Carlo che la primera volta che andasse al giardino volesse menarlo seco, non come suo signore o duca ma per compagno. Il che Carlo li promise, aggiungendo come quella sera ¡stessa devea andarvi ; di che il duca mostrò maravigliosa festa. Fece il duca segretamente apprestare dui cavalli ne l'albergo di Carlo e, come fu l’ora, tutti dui montarono a cavallo e da Argilli, ove il duca allora dimorava, al giardino si inviarono: ove in poco di ora giunti, lasciarono fora de la chiusura del giardino, in luoco sicuro legati, li dui palafreni; poi al designato luoco intrarono dentro il giardino. In- trati dentro, fece Carlo che il duca si fermò dietro a una antiqua e grossissima quercia, per ¡spiare e meglio vedere il tutto e chiaramente conoscere che ¡1 vero detto gli aveva. Né guari quivi dimorarono che il picciolo e fedele cagnolino cominciò ad abbaiare. Carlo allora, lasciato il duca solo, se ne andò verso la torre; cui dentro era la camera de la sua donna, la quale venne ad incontrarlo e abbracciarlo, e salutandolo li disse che le parevano essere passati cento anni che veduto non l'avesse. Andarono poi con le braccia al collo a la torre e, fermata la porta, intrarono in camera e attesero a sfogare i loro amori. Era la notte alquanto chiara, perché la argentata luna, ancor ch