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NOVELLA V (Vi)
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apre quello uscio e manda fuori uno suo piccioletto cagnolino;
il quale, come intrava nel giardino, cominciava ad abbaiare. Io,
che tra certi arboscelli era appiattato, come l’abbaiare sentiva,
pian piano a la camera me ne andava, ove la prima volta, si
come ella volle, per moglie la sposai, con quelle giurate con¬
venzioni già dette di non palesar questo matrimonio se ella
noi consentiva. Si corcassemo dapoi in letto, ove con gran pia¬
cere consumassemo il santo matrimonio e dessemo ordine come
per l’avenire devea governarmi. E cosi mai fallito non I10
di ubbidirla, se non ben poche volte che per servigi da voi
comandatimi mi era forza restare. Sempre poi di una ora in¬
nanzi l’aurora me ne partiva. — Il duca, che era uno de li cu¬
riosi uomini del mondo e che in la sua giovanezza aveva fatte
di molte amorose imprese, e li pareva questa la più strana istoria
che mai udita avesse, e pensava simile caso non essere avenuto
già mai, assai affettuosamente pregò Carlo che la primera volta che
andasse al giardino volesse menarlo seco, non come suo signore
o duca ma per compagno. Il che Carlo li promise, aggiun¬
gendo come quella sera ¡stessa devea andarvi ; di che il duca
mostrò maravigliosa festa. Fece il duca segretamente apprestare
dui cavalli ne l'albergo di Carlo e, come fu l’ora, tutti dui mon¬
tarono a cavallo e da Argilli, ove il duca allora dimorava, al
giardino si inviarono: ove in poco di ora giunti, lasciarono fora
de la chiusura del giardino, in luoco sicuro legati, li dui pala¬
freni; poi al designato luoco intrarono dentro il giardino. In-
trati dentro, fece Carlo che il duca si fermò dietro a una antiqua
e grossissima quercia, per ¡spiare e meglio vedere il tutto e
chiaramente conoscere che ¡1 vero detto gli aveva. Né guari
quivi dimorarono che il picciolo e fedele cagnolino cominciò
ad abbaiare. Carlo allora, lasciato il duca solo, se ne andò verso
la torre; cui dentro era la camera de la sua donna, la quale
venne ad incontrarlo e abbracciarlo, e salutandolo li disse che
le parevano essere passati cento anni che veduto non l'avesse.
Andarono poi con le braccia al collo a la torre e, fermata la
porta, intrarono in camera e attesero a sfogare i loro amori.
Era la notte alquanto chiara, perché la argentata luna, ancor ch