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NOVELLA V (Vi)
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parere. Ma veggendo che la dama del Verziero, ascoltando
l'altre, nulla diceva, a quella rivolta, in uno core pieno di estrema
gelosia la interrogò dicendo: — E voi, bella nipote, è egli pos¬
sibile che questa vostra grandissima beltà sia senza amico o
servitore? — Allora la dama del Verziero con bellissima grazia
riverentemente le rispose: — Signora duchessa, questa mia bel¬
lezza, quale ella si sia, non mi ha ancora saputo acquistare cotale
acquisto di amico né servitore. — A questo la duchessa, colma
di rabbiosa gelosia e invidia, crollando la testa, dispettosamente
rispose: — Bella nipote, bella nipote, io vuo’ che voi sappiate
che al mondo non è amore si segreto che a la fine non venga
in luce e si discopra, né picciolo cagnoletto si maestrevolemente
instrutto e fatto a la mano il cui ordinato abbaiare a lungo
andare non s’intenda. — Io vi lascio pensare, eccellentissima
madama, e voi, amabilissime signore e cortesi signori, quale
fosse il dolore e l'estrema angoscia che il core trafisse a la
sfortunata dama del Verziero, veggendo una tale cosa, tanto
lungamente tenuta segreta, essere discoperta. Credette ella che
Carlo, per qualche proposito che altre volte detto de la duchessa
le avea, fosse veramente innamorato di quella, e che per questo
a lei avesse scoperto il caso del cagnoletto. II che molto più
di ogni altra cosa la tormentava, rodendole il core il freddis¬
simo e mordacissimo verme de la pestifera gelosia. E ben che
di doglia ella si sentisse venire meno, tuttavia la sua vertù fu
si grande e costante e cosi bene seppe reprimere l’interna pas¬
sione che, celando il suo acerbo dolore, quasi sorridendo, a la
duchessa rispose che ella non si intendeva di linguaggio di
bestie. Non fu nessuna di quelle dame, che di brigata con la du¬
chessa erano, che intendesse a che fine ella di abbaiare di cane
avesse parlato. Stette uno poco la dama del Verziero, e poi,
levatasi da sedere, e sovra modo dolente e di immenso cordoglio
ripiena, passò in la camera del duca e da quella intrò ne la
sua ove era alloggiata. Passeggiava il duca e vide la nipote in-
trare in camera, e pensò che vi andasse per alcuno suo bisogno.
Quando la sfortunata dama fu in camera, senza serrar la porta
e credendo essere sola, si lasciò, come da la nativa forza