Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/166

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IL BANDELLO

al gentilissimo e poeta latino

soave e dotto

messer paolo pansa

salute


So che vi soviene, Pansa mio soavissimo, che essendo noi in Milano ne l’amenissimo giardino del signor Lucio Scipione Attellano a deportarsi con una onorata compagnia di alcuni dotti e gentili spiriti, che ci sovravenne il facondo dottore di leggi messere Ambrogio Zonca napoletano. Egli, essendo dimandato se nulla aveva di nuovo, ci rispose: — Signori miei, io vi reco, se ancora non l’avete intesa, una grande e strana novellaccia che forse non crederete, e pure è vera. Il magnifico messer Gian Francesco Ghiringhello, ricco gentiluomo di questa eccellente cittá, ha sposata per moglie Cattarina da San Celso. Non è egli una gran nova questa? Si è, per giudicio mio, certamente. Tutti conoscete senza dubbio essa Cattarina, essendo stata famosa cortegiana. La quale, ben che abbia molte buone parti, perché ella è vertuosa in sonare e cantare, bella recitatrice con castigata prononzia di versi volgari, di grande e bella presenzia, e di bellezza tale da la maestra natura dotata che può fra le belle di questa cittá comparire, ha poi qualche taccarella che guasta il tutto. Ella, figliuola di una madre poco onesta e pudica, non ha tralignato punto da le vestigia e costumi materni, perché non contenta di aver fatto copia del corpo suo spesso a uno, si è sottomessa libidinosamente a molti altri. E se la cosa fosse, non dirò segreta, ma non tanto publica, io non ne parlerei, perché non mi piace dire male de le donne, essendo nato di donna e marito di donna; ma, canzonandosi di lei per le barberie, la cosa è troppo publica. Esso Ghiringhello, che