Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/187

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i$4 PARTE QUARTA stranieri ma nel proprio fratello fu fratricida immanissimo. E tuttavia de le sue infami sceleratezze ragionandosi, messere Gioan Giorgio, in conformità di quanto si diceva, narrò uno altro simile caso da uno perfidissimo tiranno perpetrato, il quale tutti empi di stupore e insieme di pietà. La signora Emilia, come il Trissino fu de la sua novella deliberato, rivoltata a me, mi disse: — Bandello, in vero questo tirannico e abominabile caso punto non disconverrà tra le tue novelle. — Onde, avendolo descritto, in testimonio de la mutua amicizia che tra noi è, ve lo dono e al nome vostro consacro, pregandovi a farlo vedere al nostro gentilissimo signore Angelo dal Bufalo. State sano, e ricordatevi spesso che, come dicevamo questi di a proposito di quello amico, che cosi come nostro signore Iddio guiderdona le buone e sante opere, parimente anco gastiga coloro che operano le sconcie cose. Di novo state sano. NOVELLA XI (XII) Eccelino primo da Romano, cognominato Balbo, rapisce una giovane promessa a uno suo nipote, onde grandissimi incendi, morti di uomini e roina di molte castella ne seguirono. Le cose che dette si sono de le ferine crudeltati del Valentino, il quale non seppe né volle seguire la sua buona fortuna che levato l’avea al sommo grado del cardinalato, mi fanno confermare ne l'openione mia, che rade volte questi, che cosi si dilettano spargere il sangue umano, non roinino e muoiano miserabilmente, come si sa che a esso Valentino nel regno de la Navarra avenne, ove miseramente fu morto. Soleva egli molte fiate dire, e alludendo al nome di Cesare dittatore, perché egli Cesare si chiamava, avere questo motto in bocca: — O Cesare, o nulla. — Onde ingeniosamente fu da uno poeta di lui cantato : — Cesare Borgia gridava sino al cielo : o Cesare o nulla. Non poté diventar Cesare, ma ben poté essere nulla. — Mi ha anco la rapina fatta ne la criata di madama la duchessa fatto sovenire di una altra rapina fatta in una sposa, cagione poi essa rapina di infiniti mali, come intenderete, ché non ci