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NOVELLA XII (XIII) 191 cristiani, che condutti seco avea, smarriti, e ella fora di misura dolente, era in tutta la corte uno infinito bisbiglio e uno apertissimo e grande mormorio di cosi mostruoso parto, e ciascuno il biasimava. Lo imperadore, ancora che la moglie ardentemente amasse, intrato in una fiera gelosia che' quella avesse commesso adulterio, cangiò l’amore in acerbissimo odio; onde insieme con li consiglieri suoi la condannò, con la nata criatura, al fuoco. Il che doleva molto a tutto il popolo, tale era la ope- nione che de la sua vertù si aveva. Veggendo la tribolata e afflitta imperadrice che nessuna sua iscusazione era accettata, si dispose pazientemente a patire il fuoco e ricevere in grado la morte. Fece poi supplicare al marito, che lasciasse che si potesse confessare e far dare a la nata criatura il battesimo, il che il tartaro di leggiero le concesse. Fatto adunque ella venire il suo sacerdote, si confessò e prese il sacratissimo corpo del Salvatore nostro con grandissima divozione. Volendo poi, in una chiesa che ella aveva fatto fabricare, che si désse il battesimo a la sua criatura, l’imperadore con li suoi volle che su la piazza, per non intrare egli in chiesa e per vedere la cerimonia del battesimo, che quello a la criatura si désse. Come il battesimo a quella criatura fu dato, subito a la presenza de l’imperadore e baroni e di tutto il popolo, quella cosi mostruosa e brutta criatura fu miracolosamente trasformata in uno bellissimo figliuolo e più grazioso di tutto quello imperio, rappresentante molte fattezze del padre; onde tutto il popolo cominciò a gridare che la imperadrice ingiustamente era condennata. Cassano, li suoi baroni e quanti erano presenti, veduto tanto manifesto miracolo, si convertirono a la fede di Cristo ed ebbero il battesimo. L’imperadrice col figliuolo fu da Cassano con infinito piacere ritornata nel pristino grado. Questo è quello Cassano, che al tempo di Bonifacio ottavo, con l’aiuto del suocero re de l’Armenia e del re di Georgia, venne con grossissima gente contra Melesain soldano di Egitto, e con mortalità grande di sarraceni lo cacciò de l’Egitto, liberò Gierusalem dagl’infedeli e devotissimamente visitò il santo sepolcro; e mandò una onorevole ambasciaria al papa e al re di Francia, ché