Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/208

Da Wikisource.

IL BANDELLO

al magnifico e dottissimo

filosofo e poeta soavissimo

messer

geronimo bandello

cugino carissimo

salute


Mi fu bisogno, come sapete, questo novembre passato per certi negozi di grandissima importanza passare in Francia e andare a la corte del re Lodovico di questo nome duodecimo, che si teneva a Bles, lungo il fiume Legeri, che da’ francesi volgaremente si chiama Loera. Il viaggio nel vero è stato assai lungo, e da l’Alpi sino a la corte, per essere il verno, molto faticoso per cagione de le continove e altissime nievi e degli indurati ghiacci, che, cavalcando, di continovo forza è calpestare. La medesima fatica si prova al ritorno. Questo bene ci è: che il camino è sicurissimo, e vi si può cavalcare di notte e di giorno con l’oro in mano senza sospetto di trovar fra via cosa ch’ai caminar fosse molesta. Gli alloggiamenti poi sovra ogni credenza per la Savoia e Francia tu trovi tanto agiati, e si commodamente sei di ogni cosa servito che meglio essere non si può. Il che è grandissimo alleggiamene a la fatica che si soffre in caminando, perché li tuoi cavalli sono abondevolmente proveduti di tutto ciò che a quelli conviene. Ora, essendo io in corte, ebbi grandissima dimestichezza col riverendo padre frate Guglielmo Parvi, maestro in sacra teologia e ordinariamente auditore de la sacramentale e auricolare confessione di esso re. Egli, uno giorno che si trovò scioperato da le molte faccende che gli occorreno molto sovente, mi narrò la mirabile conversione di uno grandissimo prencipe, che prima era stato