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26 PARTE TERZA col quale non aveva consumato matrimonio. Ora il re, ebro de l’amore de la donzella e sazio de la reina, quella di propria autorità e senza altra dispensa repudiò, e cercando dal papa esser dispensato, non fu mai possibile che potesse aver l’intento suo, adducendo il papa che Caterina era sua vera moglie, aven- ■ dola con autorità de la Chiesa sposata e seco consumato il matrimonio ed avutone figliuoli, di modo che più non gli poteva separare. Furono su questa materia compilati infiniti consulti, e non ci fu università alcuna né uomo che avesse fama di scienziato, che non fosse richiesto a comporre qualche cosa su questo caso. Né solamente il papa procurò cotesti consulti, ma il re altresì mandò per tutto; ma generalmente fu da tutti i dottori catolici con efficacissime ragioni conchiuso che il re non poteva repudiar la moglie, e meno il papa disfar cotal matrimonio. Entrato il re in còlerà grandissima e pieno di mal talento, cacciò il cardinale de la corte e lo confinò in certo luogo de l’isola, levandoli tutte l’entrate che aveva; il che fu cagione de la morte sua, perché, mandandolo poi il re a pigliare e menarlo a la corte, egli, che si dubitò esser condotto al macello, s’avvelenò nel viaggio, per quello che se ne disse, e mori prima che arrivasse a Londra. Né solamente mori il cardinale Eboracense, ma molti altri grandissimi prelati e baroni furono decapitati, tra i quali vi fu quel santo uomo, il vescovo Róñense, il quale, essendogli mozzo il capo, fu trovato con l’asprissimo cilicio su le carni. Che dirò di Tomaso Moro, uomo integerrimo e di bone lettere greche e latine dotato? Ma se io vorrò far il catalogo di quelli che a le sfrenate voglie del re non volsero consentire, io farò una nuova Iliade, perciò che non lascip né monaci né frati ne l’isola, ed infiniti n’ammazzò, disfacendo tutti i monasteri e guastando tutte le badie e dando i vescovadi a modo suo, senza autorità del sommo pontefice. Sposò adunque la sovradetta Anna, vivendo ancora la reina Caterina, che già s’era ritirata in un luogo che il re l’aveva deputato. Ma grandissima difficultà è che le cose cominciate con tristo e cattivo principio buon fine sortiscano già mai. Era Anna molto beila e piacevole sovra modo, ma poco