Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/292

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NOVELLA XXVII (i) 2S9 mie novelle ricuperate, oltra molte che appo me erano, mi sono resoluto mettere la quarta parte di esse novelle insieme e darle forc, e fare che questa del Turco per ogni modo vi sia. Accettate adunque, monsignore, il mio picciolo dono con quello animo che io ve lo mando, e degnatevi tenermi ne la vostra buona grazia. Feliciti nostro signore Iddio ogni vostra azione, dandovi il compimento di ogni vostro disio. State sano. NOVELLA XXVII (I) Simone Turchi ha nemistà con Geronimo Deodati lucchese. Seco si riconcilia, e poi con inaudita maniera lo ammazza, ed egli vivo è arso in Anversa. Voi m'invitate, madama illustrissima e voi signori, che, essendo io venuto ora da la grande, popolosa e abondante di ogni cosa al vivere nostro non solamente necessaria, ma che ci possa recare giovamento, delicatura e piacere, la città, dico, di Parigi, che io voglia narrarvi alcuna cosa di novo. Ché in vero vi pare quasi impossibile di partirsi fora di Parigi, a chi ogni pochetto di tempo ci dimora, che egli non ne esca pieno di novelle. E lasciando per ora le nove di quella gioiosa corte che, come si scrive de l’Africa, sempre alcuna cosa ha di novo, né volendo dire de li maneggi, che adesso vanno attorno tra li nostri prencipi cristiani, e tanto variamente se ne parla da chi forse meno ne sa, io vi vuo’ dire uno pietoso e degno di compassione accidente, perpetrato con tanta sceleraggine quanta possiate imaginarvi. Questo caso è seguito tra dui mercanti de la gentile città di Lucca, colà ne la Fiandra, ne la nominatissima, molto ricca, mercantile e festevole terra d’Anversa. In quello luoco è quasi come uno mercato generale a tutti li cristiani de l’Europa e d’altrove, e vi è una maniera di vivere molto libera e vie più dimestica assai che in molti altri luochi. Ora tra l’altre dimestichezze che in Anversa sono, una ce ne è che ora vi narrerò. Costumano le figliuole da marito, come diventano grandicelle, per l’ordinario avere tutte alcuni giovani loro innamorati, li quali da esse si chiamano « servitori ». Quella dopoi è più ¡stimata che più ne ha. Quelli che le corteggiano e si M. Bandello, Novelle. 19