Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/324

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DEDICATORIE DEGLI EDITORI VINCENZO BUSDRAGO

E ALESSANDRO MARSILI.

I

Al magnanimo ed illustrissimo signor

il signor

alberigo cibo malaspina

marchese di Massa

signor suo osservandissimo


Ho molte volte meco medesimo pensato, illustre signore, qual fosse maggior errore, o non far palese a V. S. in quanto per me si poteva l'affezione che io porto, gran tempo fa, a l’infinita virtú di che voi siete dotato dal cielo, o facendolo incorrere in nome o di prosontuoso o di temerario, come quello che, avendo poco riguardo a l’altezza vostra e a la bassezza mia, ardissi occupar con l’indegnitá del mio nome la grandezza della vostra nobil alma, tutta rivolta ad alti e generosi pensieri. Ma avendo, per l’univer- sal testimonio di tutti quelli con chi ho ragionato di voi, concetto ne l'animo che la cortesia sia quella che, avendo in essa pochi che vi agguaglino e nessuno che vi passi avanti, particolarmente olire a l'altro rare qualitá vostre v’oblighi la maggior parte degli uomini, perché deggio io dubitare di farvi palese in quel modo che posso, ancor ch’io non possa come vorrei né come si converrebbe, questa inclinazione de l’animo mio verso le belle parti che sono in voi? E forse che sono leggere quelle cagioni che mi incitano, anzi mi sforzano, a ciò fare? ché, pur ch’io rivolga il pensiero al chiaro nome di voi, tante e siffatte virtú vostre mi si rappresentano a l’animo, che temerei, volendole pur raccontare non che illustrare, di non poter fuggire il nome di adulatore appresso M. Bandello, Novelle. 31