Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/344

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NOTA 34' ghillerra e Aelips sua innamorala e poi moglie, intitúlala al cardinale d’Armagnac, ed è questo forse l’esemplare stesso offerto dal Bandella a quel cardinale ». Più tardi la stessa notizia, facendo propria l’opinione del Gazzera sull’autografia del codice, confermò il Mazzatinti (Manoscritti italiani delle biblioteche di Francia, ni, 187). Dell’autografia credo nessuno possa dubitare: che si tratti poi di una prima redazione della novella, è cosa che mi pare risulti evidente dal confronto del testo manoscritto con lo stampato (nostro voi- Hi, P- 2S1); e che questo esemplare sia quello stesso dall’autore presentato al cardinale d’Armagnac, mi par verisimile. Questo codice dunque ha una reale importanza per chi voglia studiare come il Bandello componesse e quindi correggesse le sue novelle, raccogliendole per la stampa. A me non fu dato di esaminarlo, ma grazie all’interessamento del professore Ernesto Merimée, questo esame fece per me, con diligenza pari alla cortesia e alla cognizione che ella ha della nostra lingua, la signora Lucie Lary, alla quale mi è caro porgere pubblicamente cordiali ringraziamenti. Il testo manoscritto differisce dallo stampato quasi ad ogni riga, ma sono differenze di poco momento, quasi sempre formali; molto manca nel manoscritto che si legge nel testo stampato, ed è per lo più commento sentenzioso e rettorico di pensieri appena accennati nella prima redazione. Di queste lacune le principali si riferiscono alle pp. 297, rr. 2-16; 299, rr. 12-15; 301, rr. 12-16; 305, rr. 17-24; 307, rr. 9-20; 327. rr. 19-20. Nella dedicatoria, invece, il Bandello soppresse nella stampa un brano che dovette uscirgli spontaneo dalla penna quando scrisse la novella sotto l’impressione viva della notizia, appena giunta, che il re d’Inghilterra Enrico ottavo era morto; esso rivela infatti maggior vivacità e maggior calore di sentimento che non siano nello stampato. Il brano omesso, che era tra le parole « ingratissimo si dimostrò» e «cosi di lui» (p. 283, r. 12), dice: Suo figliuolo Enrico (o Dio buono, che novo mostro, che fiero tiranno!) è stato di maniera, che la varietà de la vita sua darà ampio campo agli scrittori che le azioni di quello scrivere vorranno. E per quanto ne scri- veno gli istorici, che diligentemente deducono le genealogie de li reggi inglesi, li suoi bisavoli, avoli, padre, e egli ¡stesso, tutti furono tiranni e usurpatori del regno, vivendo di continovo li veri eredi, a li quali ili ragione la corona appertenea. Non è dunque meraviglia se egli è stato crudelissimo e se ha sparso tanto sangue umano che averebbe fatto uno fiume, procedendo la sua crudeltà per téma che li dritti e li legit-