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NOVELLA LXV
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di San Giovanni sul muro. Aveva la buona donna dui figliuoli,
dei quali il primo era maritato, e molto volentieri vedeva la
simia andar per casa e sempre le dava alcuna cosa da mangiare,
e si prendeva grandissimo piacere de le sciocchezze che la simia
faceva, e scherzava sovente seco come con un cagnolino ave-
rebbe fatto. I figliuoli, che vedevano la vecchia madre loro, che
quasi era decrepita, tanto volentieri trastullarsi con quella be¬
stiola, ne prendevano somma contentezza, come buoni ed amo¬
revoli figliuoli ch’erano; e se essa simia fosse stata d’altri che
del signor duca, l'averiano più che volentieri per ricreazione
de la madre comperata. Onde comandarono in casa a tutti che
nessuno avesse ardire di batter né molestare la buona simia,
ma che tutti le facessero carezze e le dessero da mangiare. Per
questo la simia frequentava più la casa de la vecchia che l’altre
dei vicini, perché in quella era meglio trattata e vi ritrovava
miglior pastura. Ogni sera però ella tornava in castello al
suo consueto albergo e covile. Ora avvenne che la buona vec¬
chia, consumata dagli anni ed anco inferma, cominciò a non
uscire di letto. I figliuoli facevano attender a la madre con ogni
diligenza, e di medici, medicine e cose ristorative non le man¬
cavano in conto alcuno. La simia secondo il suo solito frequen¬
tava la casa, e fu menata ne la camera ove l’inferma giaceva,
la quale mostrava d’aver gran piacere di veder essa simia e
cominciò a darle di molti confetti. Sapete naturalmente coteste
bestiole esser fortemente ghiotte de le cose dolci, e massima-
mente amar le confetture. Il perché monna simia era quasi di
continovo al letto de la buona vecchia e mangiava assai più con¬
fetto che non faceva l’inferma; la quale, essendo fieramente da
la infermità aggravata e dagli anni consunta, dopo Tessersi con¬
fessata e riceuti i santi sagramenti de la Chiesa, la commu-
nione e l’estrema unzione, passò a meglior vita. Ora, mentre
che la pompa de le essequie si preparava, secondo la consue¬
tudine di Milano, le donne lavarono il corpo de la morta e con
la cuffia e bende le abbigliarono il capo come ella era solita,
e poi la vestirono. Stette sempre monna simia presente al tutto.
Come il corpo fu vestito, fu ne la funebre bara deposto; né
M. Bandello, Novelle.
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