Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1912, V.djvu/56

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IL BANDELLO

al magnifico

messer agostino aldegatto


Egli è pur mirabil cosa il considerar la malignitá di molti uomini, i quali in modo alcuno non vogliono astenersi da falle sconcie e vituperose opere, ancor che tutto il di veggiano uno esser impiccato; uno, tagliatogli il capo, esser smembrato in quattro parti; altri esser abbrusciati ed altri col tormento crudelissimo de la rota esser fatti penare, morendo miseramente; ed altri con mille altre specie di supplici perder la vita, che a noi deveria sovra ogni tesoro terreno esser cara: il che c’insegna la natura, la quale ci spinge con tutti i modi che a noi sono possibili.’Quella debbiamo conservare, come gli animali senza ragione creati fanno, i quali piú che ponno, per non lasciarsi prendere od ammazzare, con quelle armi si difendono che loro la natura ha concesso. Era stato, non è molto, in Tolosa da quel senato fatto squartare uno, di sangue gentiluomo, per suoi misfatti che commessi aveva; il quale in vero aveva vituperosissimamente tralignato, per i suoi pessimi costumi, da l’antica nobiltá dei suoi maggiori. Del caso di costui ragionandosi in una buona compagnia di molte persone, vi si ritrovò uno mercadante inglese, per nome chiamato Edimondo Eboracense, il quale praticava molto spesso in Francia e massimamente a Bordeos, ove ogni anno, quando è pace tra Francia ed Inghilterra, suole venire per comprar vini e condurgli a Londra. Egli in persona vien qui su l’Agenense a Bassens, al Porto Santa Maria, e qua intorno in queste contrade, ove si ricogliono i piú generosi vini de l’Aquitania, e gli va scegliendo a suo modo. Qui adunque narrò egli certe magre astuzie, che