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NOVELLA I (li) 79 appresso, si fece il segno de la croce. Gasparro, che lo conobbe, il dimandò se avea veduto il diavolo con le corna, a farsi tanti segni di croce, e che cosa avea. — Io non so, per san Marco di oro, ove mi sia, se forse non patisco l'infermità de le traveggole. Or ora, non longe di qui uno tratto di mano, vi ho incontrato, e non avevate già questo giubbone che stamane vi vesdi, e mi sgridaste che non ve I’avea recato, e ora qui ve lo veggio indosso. Che cosa è questa? Aiutimi Iddio! Io non so se dormo o che cosa mi faccia. — Gasparro allora li disse: — Maestro, fatemi questo piacere: venite stamane a disinar meco, e vi chiarirete che voi punto non vi sognate. — Promise il sarto, di estremo stupore pieno, andarvi. Gasparro allora, presa una gondola a uno di que’ tragitti, si fece subito condurre a casa, e subito si spogliò il giubbone e se ne vesti uno altro nero. Né guari stette che venne Melchio e li dimandò se dal sarto avea avuto il giubbone. Cui Gasparro disse di si, e come avea invitato il sarto a disinare. — Sia con Dio — rispose Melchio. — Ridiamo pure per uno pezzo. — In quella montò le scale il sarto, e come vide li dui fratelli, restò quasi fora di sé, non sapendo discernere l’uno da l’altro. Li dimandarono i dui fratelli a quale di loro aveva la mattina vestito il giubbone. Egli come smemorato guardava e riguardava, e come mutolo se restava. A la fine, avendoli data la baia, li dissero che infiniti come egli si erano ingannati, per essere essi dui fratelli tanto simili, quanto dire si possa. — Mentre che io questo narrava, voi sovraveni- ste per vostri affari che avevate col signore Federico e faceste testimonio verace a quanto io narrato aveva, come colui che lungamente con li Bracelli trafficato avevate. Onde il signore Federico allora disse una istoria che in Fiandra avenne, per uno che si faceva signore del paese, per essere molto simile al signore che di molti anni innanzi era morto. Essa istoria fu da me scritta e al nome vostro intitolata, acciò che al mondo faccia fede de l’amicizia nostra, da chi infiniti piaceri tutto il di, ricevo. State sano.