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NOVELLA VII III investendolo con i suoi discendenti ed assegnandogli la Fian- dra per dote di madama Giudit sua figliuola. Per questo Bal- doino fece metter insieme molti fiamenghi e gli mandò con il suocero. Il quale, passate l’Alpi, venne in Italia, e su la cam- pagna di Verona fu dai nipoti a battaglia campale vinto, e ne la cittá nostra di Mantova ,si ridusse, ove di doglia de la per- duta giornata acquistò una grave infermitá. Aveva Carlo un me- dico ebreo, chiamato Sedechia, che seco sempre conduceva, il quale, per danaro corrotto dai nipoti d’esso Carlo, quello in una medicina avvelenò. Onde egli se ne mori. Baldoino, udito la morte del suocero, seppe si bene con Lodovico Balbo suo co- gnato, che nel regno de la Francia al padre successe, gover- narsi, che restò de la Fiandra pacifico possessore, e con la sua amata Giudit allegramente lungo tempo visse e di lei ebbe molti figliuoli, la cui genealogia per molti e molti anni è durata. Fu di questa stirpe un altro Baldoino conte di Fiandra, il quale per i buoni costumi e vertu militare, essendo eccellentissimo uomo ne la milizia, negli anni de la nostra salute mccii fu per ele- zione di molti prencipi cristiani creato imperadore di Costanti- nopoli. Cotale adunque fine l’ebbe l’amor di Baldoino e di Giudit. Ché se forse non era mosso guerra a Carlo sortiva un altro fine; né perché l’audacia e temeritá sua gli succedesse bene si deve dedurre in essempio ed arrischiarsi l’uomo a far simili oltraggi al suo signore.