Pagina:Bandello - Novelle, ed. riveduta, vol 1, 1928 - BEIC 1971550.djvu/22

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i6 PARTE PRIMA o che meglio del re giocasse, o che il re dopo non molti tratti al giuoco non avesse l’animo, o che che se ne fosse cagione, ridusse il re a tale che non poteva fuggir che in due o tre tratti non fosse sforzato ricever scacco matto. Di questo il re avvedu- tosi, e considerato il periglio de lo scacco matto, divenne assai piú del solito colorito in faccia, e pensando ,se v’era modo di schifar lo scacco matto, oltre il rossore che in faccia gli si ve- deva, con squassare il capo ed altri atti e sospiri, fece conoscer a chiunque il giuoco guardava, che troppo gli rincresceva Tesser a simil passo giunto. Del che accorgendosi il senescalco e veg- gendo l’onesta vergogna del suo re, noi potè sofferire, ma fece un tratto, movendo un suo cavallo a posta per aprire la strada al re, di modo che non solamente lo liberò dal periglio ov’era, ma lasciò un suo rocco in perdita senza guardia alcuna. Onde il gioco restava uguale. A questo il re, che troppo ben cono- sceva la generositá e grandezza d’animo del suo servidore, che in altre cose assai esperimentato aveva, fingendo non aver visto di poter pigliar il rocco, diede de le mani negli scacchi, e leva- tosi in piede disse:—Non piú, Ariabarzane. Il gioco è vo- stro, ed io vinto mi confesso. — Cadde nell’animo di Arta- serse che Ariabarzane questo avesse fatto, non tanto per corte- sia, quanto per ubligarsi il suo re, e gli ne parve male; e perciò piú giocar non volle. Tuttavia, dopo questo, mai il re né in cenni né in atti né in parole dimostrò che questa cortesia del ,suo senescalco gli fosse dispiaciuta. Ben è vero ch’egli averebbe voluto che Ariabarzane da questi atti si fosse astenuto quando egli o giocava o altro faceva seco, e se pur voleva far il cor- tese e il magnifico, lo facesse con i suoi minori od uguali, per- ciò che a lui non pareva ben fatto ch’un servidore devesse in cose di cortesia e liberalitá voler di pari giostrar col suo padrone. Non passarono molti di dopo questo, ch’essendo il re in Prese- poli, cittá principale de la Persia, ordinò una bellissima caccia d’animali che quella regione nodrisce, che sono da questi nostri assai diversi, e il tutto messo in punto, al luogo de la caccia con tutta la corte si condusse. Quivi essendo buona parte d’un bosco cinto di reti e di molti lacci tesi, il re, disposte le persone