Pagina:Bandello - Novelle, ed. riveduta, vol 1, 1928 - BEIC 1971550.djvu/274

Da Wikisource.

Il che molto piú gli accrebbe il favor e grazia del re, di ma- niera che, oltra i danari e doni ch’a la giornata riceveva, ebbe anco in feudo un castello con buona entrata. Per questo parve al cavaliero d’aver fatto ottima elezione ad essersi me&so in corte ai servigi del re, e ne lodava Iddio che a questo inspirato l’avesse, sperando ogni giorno di meglio. Tanto piú poi con- tento e lieto viveva, quanto ch’ogni di piú e piú volte pigliava in mano il caro scatolino ov’era l’imagine de la donna, la quale sempre vide si bella e si ben colorita come se alora alora fosse .stata dipinta. Era la fama in corte che Ulrico aveva in Boemia per moglie la piú bella e leggiadra giovane de la Boemia e de l’Ongaria. Onde avvenne che una volta, essendo molti cortegiani di brigata, tra i quali era il cavaliere, ch’un barone ongaro gli disse : — Come può egli esser, signor Ulrico, che ornai sia circa un anno e mezzo che partiste di Boemia, e mai non ci siate tornato a veder vostra moglie, la quale, per quello che la fama con publico grido afferma, è cosi bella giovane? Certamente molto poco di lei vi de’ calere. — Si mi cale pur assai — rispose Ulrico — e l’amo a par de la vita mia. Ma il non esser io in tanto tempo andato a vederla è non picciolo argomento de la sua vertú e de la mia fede. De la sua vertú che ella sia contenta che io serva al mio re, e le basta che spesso abbia nuova di me ed io di lei, non ci mancando assai sovente la comoditá di visitarci con lettere. La fede mia poi e l’obligo che io conosco avere al re nostro signore, dal quale ho tanti e tali benefici ricevuti, ed il continovo guerreggiare che si fa a le frontiere dei nemici di Cristo, ponno in me molto piú che non può l’amore de la moglie; e tanto piú voglio che il debito mio verso il re preponderi a l’amor maritale, quanto che io so che de la fede e costanza de la mia donna posso viver sicuro, come di colei che, oltra la beltá sua, è saggia, costu- mata ed onestissima e me sovra ogni creata cosa tien caro ed ama a par degli occhi suoi. — Cotesto è un gran parlare — soggiunse il barone ongaro — che voi dite di esser sicuro de la fede e pudicizia de la moglie vostra, de le quali ella istessa non potrebbe assicurarsi, perciò che ora sará la donna in un