Pagina:Bandello - Novelle, ed. riveduta, vol 1, 1928 - BEIC 1971550.djvu/37

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tile, come quella che regalmente era allevata e nodrita, la quale ancor non aveva egli maritata, serbandola per far con qualche re o grandissimo prencipe parentado, ed era la sua dote il valor di mille pesi di finissim’oro, con rendita d’alcune castella, senza le preciosissime vesti ed infiniti gioielli che la reina sua madre, morendo, lasciate le aveva. Deliberando adunque il re superar Ariabarzane, fece pensiero col mezzo di questa figliuola farselo genero. Vero è che ad inchinarsi a questo li pareva non poco abbassarsi, perciò che grave incarco è a donna d’alto legnaggio prender per marito uomo d’inferiore sangue. Il che a l’uomo non avviene, ché essendo nobilissimo, ancora che pigli per mo- glie donna di piú basso sangue di lui, egli per questo non casca di grado. Ché se l’uomo è di generosa e di nobilissima schiatta, egli nobilita e innalza la donna che prende a la grandezza di sé, ancor ch’ella fosse di mezzo la vii plebe pigliata, ed i figliuoli che nasceranno tutti saranno nobili a par del padre. Ma una donna, ancor che nobilissima, se ad un inferior di sé si ma- rita e non sia il marito nobile, i figliuoli che nasceranno non a la stirpe de la madre, ma a quella del padre ritrarranno e re- steranno ignobili, tanta è del sesso virile la riverenza e l’auto- ritá. Onde dicono molti savi che l’uomo si parangona al sole e la donna a la luna. Veggiamo bene che la luna per sé non luce, né potrebbe alcuno splendore o lume a le notturne tene- bre dare, se dal sole non fosse illuminata, il quale con le sue vive fiamme a tempi e luoghi alluma le stelle e rischiara la luna: cosi avviene che la donna depende da l’uomo e da lui prende la sua nobiltá. Dico adunque che al re pareva di far male a dar la figliuola ad Ariabarzane, e temeva di non ripor- tarne biasimo e riprensione. Ma ogni rispetto ed ogni tema di vergogna vinse e superò l’emulazione di volere in questo cor- tese contrasto restar vittorioso. Il perché mandò ad Ariabarzane che se ne venisse a la corte. Egli, avuto il comandamento del re, vi venne e smontò al suo palazzo che ne la cittá aveva; poi subito andò a far riverenza al suo signore, dal quale fu con assai allegra accoglienza raccolto. Né guari dopo stette che il re gli disse: — Ariabarzane, poi che tu sei senza moglie, noi vogliamo