sangue del cavalier consacrare. Così la matina della Pasqua i congiurati (essendosi la precedente notte posti in agguato nelle case degli Amidei, situate tra il Ponte vecchio e Santo Stefano, se ne stavano in ordine, attendendo che messer Buondelmonte, secondo che era consueto, dinanzi a quelle case passasse, perciocchè notato avevano che il più delle volte quella strada frequentava. Il cavaliere, che forse pensava esser così facil cosa lo smenticarsi una ingiuria come rinunziare ad un parentado, non pensando gli Amidei di ciò che loro offeso aveva curarsi, assai a buon’ora il mattino della Pasqua, essendo montato a cavallo suso un bellissimo palafreno bianco, passò dinanzi a le già dette case, per andar di là dal fiume. Quivi dai congiurati fu assalito, e per molte ferite a piè del ponte, sotto una statua che v’era di Marte, gettato da cavallo e crudelissimamente ucciso. Questo omicidio, sendo commesso in persona così notabile, fu cagione che Firenze tutta si divise, levandosi quello istesso dì a romore. Onde una parte si pose a seguitar gli Uberti, che ne la città e fuori nel contado erano potentissimi, e l’altra parte s’accostò ai Buondelmonti, di maniera che tutta la città era in arme. Ora perchè queste famiglie erano forti di palazzi e di torri e d’uomini, guerreggiarono lungo tempo insieme, seguendo d’amendue le parti di molte morti. Ultimamente gli Uberti, con il favor di Federigo secondo, re di Napoli e imperadore, cacciarono fuori di Firenze i Buondelmonti, e allora si divise la città in due fazioni come già era tutta Italia, cioè in Ghibellini e Guelfi; che fu l’ultima rovina di molte famiglie nobilissime, di modo che dopoi le discordie e le sètte tra le parti, e tra li nobili ed il popolo e tra popolani grandi ed il popol minuto fecero varie e grandissime mutazioni, e sempre con spargimento di sangue grandissimo e rovine di bellissimi palazzi ed esilio di molti, il che particolarmente ricordar non è bisogno. Basti tanto averne detto, che si sia mostrato quanto di mal processe da le repudiate nozze dell’Amidea. Il che, signori miei, penso ch’ogni or più vi farà piacer la saggia e ben pensata resoluzione che fatta avete, e tanto più, quanto che le bellissime e di nobilissima creanza vostre figliuole sono ancor fanciulle e ponno liberamente aspettar miglior occasione.