Pagina:Bandello - Novelle. 1, 1853.djvu/324

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mi pareva d’esser ora dinanzi a la mia donna e da lei udir sì malvagia risposta come tu hai ultimamente data, di modo che mi parve che il core mi fosse di pungente coltello ferito, ed ancora mi pare che tuttavia mi sia da acutissimi spiedi trapunto. E perchè da la mia, che è imaginaria, io misuro quella acerbissima pena che questo sfortunato don Diego ognora per te patisce, nè so come non mora, ho deliberato te di fastidio levare, ed a lui dando una doglia levarlo di questa e di tutte l’altre, sperando che egli col tempo conoscerà che io ho fatto il suo profitto e che tutto il mondo me ne loderà. – Detto questo, ai suoi rivoltato disse: – Menate questa crudelissima giovane qui vicino, ove sia qualche altra grotta, e fatene quello strazio che ella merita; ed a ciò che le cose nostre siano segrete, svenate anco questa sua donzella ed il servidore. E così non resterà chi manifesti i casi nostri. – A questo crudel comandamento la giovane tutta smarrita diede un alto grido, e la povera donzella e il servidore piangendo gridavano mercè. Fecero vista quei servidori del signor Roderico di voler essequire il comandamento del padrone, quando Ginevra la bionda senza piangere disse: – Compagni, io vi prego che a me sola diate la morte e non a questi miei; e tu, Roderico, perchè fai morir questi che mai non ti offesero? – In questo, essendo don Diego in sè ritornato, accennò che tutti si fermassero e al signor Roderico rivolto disse: – Signor mio, se io mill’anni vivessi, mai non potrei a tanto obligo quanto ti ho sodisfare, perciò che quello di gran lunga ogni mio poter sormonta. E conoscendo quanto m’amate, io vi prego che mi facciate una grazia che sarà per ubligarmi più, se più si può. Voi, la vostra mercè, avete per me fatto più assai che io stesso fatto non averei. Sarete adunque contento rimenar questa mia signora a casa sua e farle quella compagnia che a una vostra sorella fareste, imperò che durissimo mi è vedermi da lei sprezzare, che io più che la vita amo, ma m’è molto più grave e noioso vederla per me in doglia. Pertanto, a fine che ella de la sua pena più tormento in me non accresca, vada ove più le piace. Chè io a finire i miei brevi giorni in questa selvaggia caverna resterò, con questa contentezza che ella sia fuor di travaglio. – Mirabilissime sono le forze de l’amore quando egli adoperar le vuole, e spesso le cose che paiono impossibili fa lievi e facili. La giovane, che tanta servitù e tanta miseria in quanta vedeva il suo amante e la morte che innanzi agli occhi volar si vedeva non avevano potuto piegare, a queste ultime parole di don Diego, aperti gli occhi de l’intelletto,