Pagina:Bandello - Novelle. 1, 1853.djvu/388

Da Wikisource.

Il che avendo madonna Cassandra inteso, si struggeva che non potesse manifestargli l’amore che gli portava. Gli mandò più volte de le pietanze, confezioni, malvagìe, pesci ed altre simili cose, le quali il compagno di fra Sisto riceveva, da parte del suo maestro la mandava a ringraziare. Andando la cosa in lungo e non potendo più madonna Cassandra sofferire di non palesar il suo amore al frate, un giorno chiamò a sè una sua fante di cui molto si fidava, e le scoperse l’animo suo, pregandola che la tenesse segreta e si disponesse a dar una lettera al predicatore. La Biga, chè così aveva nome la fante, promise di far il tutto. La donna a cui la camiscia non toccava il culo scrisse una lettera ed apertamente la grammaticò al frate, mostrandogli che s’egli amava lei come per i suoi sguardi ed atti s’era avvista, che ella molto più amava lui e che altro non desiderava se non, finite le prediche, di trovarsi seco, con mille altri modi d’amore. Fatta la lettera prese un canestro e lo empì di confetti, e sotto vi nascose la lettera, comandando strettamente a la Biga che a modo alcuno non la desse se non in mano al predicatore. Ella disse di far il tutto. Andò la Biga a San Giugliano e, come volle la sorte, s’incontrò in messer Pancrati in chiesa a l’improviso, e tutta sì cangiò di colore e cominciò a tremare come una foglia al vento. Il che veggendo, messer Pancrati entrò subito in pensiero che qualche cosa ci fosse che non stesse bene. Onde accostatosi a la fante disse: – Biga, dimmi liberamente ciò che tu vai facendo, e dicendomi la verità non dubitare di cosa alcuna, chè per il contrario, se non mi dici il tutto guai a te. Da’ qua quel canestro; – e presolo in mano trovò la lettera de la moglie e la cominciò a leggere, e vide che la moglie senza che si partisse da Vinegia lo voleva mandar a Corneto. Come la Biga vide il padrone aver la lettera aperta, piangendo gli domandava mercè. Messer Pancrati veduto il tenor de la lettera disse: – Vedi, Biga, o tu mi dici come il fatto sta di questa lettera, o io a te ed a la tua donna farò uno scherzo che sempre di me vi ricordarete. – E considerando bene il tenor de la lettera che la moglie aveva al frate scritta, comprese il valente predicatore non ci aver colpa nè peccato, ma il tutto esser proceduto dal poco senno e troppa baldanza de la moglie. Onde pensò tra sè ciò che far deveva per levar la moglie da questa disonesta impresa e non far saper i fatti suoi al popolo. Ed occorsogli quanto era da fare, disse: – Biga, tu meriti ch’io t’abbia poco rispetto ed insegni con un pugnale che cosa è far la ruffiana. Ma io non voglio correr a furia, e son disposto non ti far mal