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vostri fratelli ne facciate copia, sapendo che molto volentieri questa mia novella leggeranno. La mostrarete anco a le nostre due Muse, la signora Cecilia Gallerana contessa, e la signora Camilla Scarampa, le quali invero sono a questa nostra età due gran lumi de la lingua italiana. State sano.


NOVELLA III
Beffa d’una donna ad un gentiluomo ed il cambio che egli le ne rende in doppio.


Non son ancora molti anni, che in una città di Lombardia fu una onorata gentildonna, maritata molto riccamente, la quale era d’un cervel più gagliardetto e capriccioso che a donna di gravità non conveniva. Ella meravigliosamente si dilettava di dar la baia a tutti e spesso beffare alcuno, e poi in compagnia de l’altre donne ridersi di questo e di quello, di modo che nessuno ardiva far a l’amor con lei, o seco troppo dimesticarsi, perciò che essendo come era baldanzosa ed avendo tagliato, anzi rotto, il silinguagnolo, diceva tutto quel che in mente le cadeva, pur che a chi si fosse desse la sua e pungessi questo e quello. E perchè nel vero non sta bene a gentiluomini contender con donne e voler con esse questionar con parole, chè sempre deveno esser riverite e da noi onorate, fuggivano quasi tutti di venir troppo con lei a parole, conoscendosi da tutti quanto era sfrenata di lingua e mordace, e che a nessuno portava rispetto. Ella era poi oltre misura bella e in tutte le parti che facciano una bella donna sì ben formata, e con sì leggiadre maniere e con tanta venustà e grazia il tutto faceva, ch’ogni cosa, ogn’atto, ogni cenno e ogni movimento pareva in lei accrescesse un certo non so che, con sì bell’aria, che ella in tutta Lombardia era senza pari. Erano stati alcuni che, non conoscendo intieramente la qualità de la donna, s’erano messi a corteggiarla e far seco a l’amore, i quali ella, poi che di dolci sguardi aveva un tempo pasciuti, or con una or con un’altra beffa in modo se gli levava d’intorno, che gli incauti amanti restavano miseramente scherniti. E ancor ch’ella fosse, com’io v’ho divisato, spiacevole, nondimeno le piaceva d’esser vagheggiata, e spesso per meglio adescar gli amanti fingeva voler il giambo ed esser di questo o di quello accesa, ma in fine, come il grillo in capo le montava, pareva che nessuno conosciuto avesse già mai, Ora avvenne che un ricco giovine e nobilissimo di quella città, ancor che