Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/102

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grande. Come l’amante udì la sua crudel donna dire che si gettasse ne l’acque, tratto da giovinile e mal pensato pensiero, e ceco dal soverchio ed irregolato appetito di compiacerle, alzando la destra mano le rispose: – Eccomi, eccomi pronto ad ubidirvi, se cosa grata vi faccio a saltar nel fiume. – Ben sai, – disse ella, – che cosa che mi sarà di piacere farete. Che tardate voi? Vedi mò che uomo è questo! – Quasi che volesse inferire: – Io so bene che voi non sarete così trascurato nè pazzo da catena che commettiate simil errore. – Ma il fervente amante oltra più non pensando nè altra cosa attendendo, dato degli sproni nei fianchi ad un caval turco che sotto aveva, nel corrente e vorticoso fiume dal ponte il costrinse per viva forza a saltare. È l’Adige molto profondo e rapido e sommamente difficile, anzi pure pericolosissimo, massimamente vicino ai ponti per le rivolte e golfi che fa, da nòtare, e alora per le precedute pioggie era fuor di misura gonfio e superbo. Il perchè il cavallo oppresso dal peso de l’uomo e da la gravezza sua tirato al basso, presse coi piedi il fondo e quasi come una palla che in terra percosso avesse, se ne ritornò sovra acqua col giovine sempre in sella. Indi cominciò soffiando contra il corso de l’acqua, secondo che il Boccali il governava, a fender per fianco l’acqua e a poco a poco verso la ripa nòtando inviarsi. Il giovine che sovra vi sedeva, volgendo il capo verso la donna ad alta voce diceva: – Ecco, signora mia, ecco che io son in mezzo a l’acque, ecco che tutto molle e bagnato, come mi vedete, punto di freddo non sento, e tuttavia diguazzandomi ed inacquandomi ardo più che mai e favilla del mio fuoco punto non si scema; anzi se volete ch’io vi dica il vero, io mi sento di più in più infiammare. – Tutti quelli che sovra il ponte erano, tanto rimasero sbigottiti e sì attoniti che da la meraviglia di così animoso ed audace cor vinti, stavano come insensati nè potevano formar parola. Il giovine che più a la sua cara donna aveva gli occhi che al nòtare del suo cavallo, arrivò a la riva del fiume, ma in luogo che v’era dirimpetto tanto alto il muro che uscir de l’acqua egli non poteva. Onde fu astretto volger il cavallo per ricercar un guado che fuora del fiume il conducesse. E volendo col freno il cavallo girare dandoli di buone speronate, nel voltar che fece, il rapido corso de l’acqua non so in che modo prese le gambe al cavallo e sì fieramente lo scosse che, ravvolgendolo impetuosamente, sossopra a gambe riverse nel fondo l’attuffò, di maniera che l’ardito giovine a mal grado che n’avesse, perdette le staffe e la sella, ma non lasciò già mai il freno. E così col cavallo a mano rivenne sovra