Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/17

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v’entrò il duca con i suoi. Quivi dopo l’accoglienze fatte si cominciò a contrattar de le cose de la pace. Il borgognone che si vedeva esser su l’avvantaggio avendo ne le mani Parigi con il re e la reina, usò di molte parole arroganti e superbe, a le quali monsignor delfino rispose con molta umanità e prudenza. E perseverando pure il duca in parlar molto superbo e non tenendo conto de la persona del delfino, anzi più tosto villaneggiandolo, messer Tanegiù di Castello che era uno dei dieci cavalieri del delfino, non potendo sofferire la superbia del borgognone, e bramoso di vendicar il suo duca Luigi, alzó una azza che aveva in mano e quanto più gagliardamente puotè diede una gran percossa sul capo al duca di Borgogna e subito l’ammazzò. Di che sbigottiti quelli che erano seco e dubitando non esser morti, tutti fuggirono via, ed il delfino con i suoi si ridusse anco egli in salvo. Filippo figliuolo del duca Giovanni morto e secondo di questo nome, duca di Borgogna, che era rimaso in Parigi, udita la trista novella de la morte del padre, trovandosi ne le mani il re e la reina di Francia, senza pensarvi troppo su gli diede tutti dui in poter d’Enrico re d’Inghilterra e gli lasciò anco Parigi, di modo che il re Carlo sesto e la moglie morirono in mano degli inglesi. Onde la nemicizia che di già era cominciata crebbe in odio crudelissimo e tanto fiero che, o fosse il re Carlo settimo o Carlo duca d’Orliens, fu da un di loro indutto un alemanno per forza d’andar a mettersi al servigio di Filippo, a ciò che egli con più comodità potesse ammazzarlo. Era il tedesco uomo ben membruto e di gran core, e tenuto fortissimo e persona audace per dar fine ad ogni grande impresa, perciò che de le sue forze e de l’animosità aveva in molti luoghi fatto fede. Andò il tedesco e s’acconciò con Filippo con assai buona condizione e cominciò a servirlo molto bene. Ora, che che si fosse, la cosa fu fatta intender al duca Filippo, il quale avvertito de l’animo del tedesco il domandò un giorno perchè s’era partito di Francia e lasciato il soldo che già qualche tempo aveva continovato. Egli allegò certe sue apparenti ragioni, le quali Filippo mostrò di credere e gli disse che attendesse a ben servire. Era in quei giorni fuggito di Francia Luigi delfino, che poi fu re di Francia, morto il padre, e s’era accostato al duca Filippo dal quale fu tenuto molti anni onoratamente. Esso duca Filippo sapeva certo che il delfino non sapeva cosa alcuna del maneggio del tedesco, e stava sempre con gli occhi aperti a ciò che talora l’alemanno, che Beltrando aveva nome, non gliel’accoccasse. Da l’altra parte non cessava tutto il dì fargli carezze e donargli