Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/243

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e dono, conoscendo per esperienza le ciancie mie esservi grate e che volentieri quelle leggete; il che chiaramente dimostra il vostro colto e numeroso epigramma che sovra le mie Parche già componeste. State sano.

La sfortunata morte di dui infelicissimi amanti che l’uno di veleno e l’altro di dolore morirono, con varii accidenti.


Io credo, valoroso signor mio, se l’affezione che io meritamente a la patria mia porto forse non m’inganna, che poche città siano ne la bella Italia le quali a Verona possano di bellezza di sito esser superiori, sì per così nobil fiume com’è l’Adice che quasi per mezzo con le sue chiarissime acque la parte e de le mercadanzie che manda l’Alemagna abondevole la rende, come anco per gli ameni e fruttiferi colli e piacevoli valli con aprici campi che le sono intorno. Taccio tante fontane di freschissime e limpidissime acque ricche, che al comodo de la città servono, con quattro nobilissimi ponti sovra il fiume e mille venerande antichità che per quella si vedeno. Ma perchè a ragionar non mi mossi per dir le lodi del nido mio natio che da se stesso si loda e rende riguardevole, verrò a dirvi un pietoso caso ed infortunio grandissimo che a dui nobilissimi amanti in quella avvenne. Furono già al tempo dei signori de la Scala due famiglie in Verona tra l’altre di nobiltà e ricchezze molto famose, cioè i Montecchi e i Capelletti, le quali tra loro, che che se ne fosse cagione, ebbero fiera e sanguinolente nemicizia, di modo che in diverse mischie, essendo ciascuna potente, molti ci morirono così di Montecchi e Capelletti come di seguaci che a quelli s’accostarono; il che di più in più i lor odii accrebbe. Era alora signor di Verona Bartolomeo Scala, il quale assai s’affaticò per pacificar queste due schiatte, ma non ci fu ordine già mai, tanto era' 'l’odio abbarbicato nei petti loro. Tuttavia gli ridusse a tale che se non vi pose pace, ne levò almeno le continove mischie che tra loro assai sovente con morte d’uomini si facevano; di maniera che se si scontravano, i giovani davano luogo ai più vecchi de la contraria fazione. Avvenne adunque che un anno, dopo natale si cominciarono a far de le feste ove i mascherati concorrevano. Antonio Capelletto, capo de la sua famiglia, fece una bellissima festa a la quale invitò gran nobiltà d’uomini e di donne. Quivi si videro per la maggior parte tutti i giovani de la