Pagina:Bandello - Novelle. 2, 1853.djvu/377

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come gli altri. – Così la povera donna se ne stette vaneggiando dui o tre giorni, e ad altro non sapeva nè poteva rivolger l’animo che a pensar ciò che deveva fare per conquistar l’amore del marchese. E da non so che speranza aitata, cominciò a cibarsi e prendere un poco di lena. I suoi di casa, che erano stati seco e l’avevano veduta parlar col' 'marchese e sapevano il servigio ch’egli a la casa fatto aveva, non sospettarono d’altro male, non avendo potuto intender parola che essi dicessero; ma pensarono che forse ella l’avesse ricercato d’aver qualche favor in corte. E veggendola giacersi in letto, le volsero far venir i medici; ma ella nol consentì nè altresì volle che a Somma si mandasse a dir niente al marito. Ora pensando ella che mezzo ci fosse di poter parlar al marchese e nessuno non gliene occorrendo che le paresse a proposito, pensò mandargli a parlare da quel messo che prima mandato gli aveva. E fattoselo chiamare, a lui narrò tutto ciò che col marchese l’era occorso, pregandolo molto caldamente che egli l’andasse a trovare e da parte sua lo pregasse tanto affettuosamente quanto poteva, che non volesse esser così duro che volesse consentire che ella per sua cagione morisse. Ed avendolo ben instrutto di tutto quello che voleva che egli a bocca gli dicesse, stava aspettando la risposta. Il messo, ben informato di quanto aveva a dire e carco di promesse se buone novelle a la donna recava, andò a ritrovar il marchese, e trovatolo che con alcuni gentiluomini nel seggio di Capoana passeggiava, poi che vide che cose di credenza non ragionavano, se gli accostò e fatta la debita riverenza gli disse: – Signor mio, quando non vi sia grave, io vi direi volentieri in segreto venticinque parole. – Il marchese con licenza de la compagnia si ritirò in un canto del seggio, e affacciatosi al parapetto del muro che su la strada risponde, attese ciò che il messo voleva dire. Il messo alora con molte parole manifestò lo stato al marchese in cui la signora Lionora Macedonia si trovava, pregandolo affettuosamente che di lei degnasse aver pietà e non permetter che sì bella donna sul fiorir degli anni suoi morisse. E qui disse di molte cose per moverlo a compassione. Il marchese, udita questa nuova ambasciata, rispose al messo che certo molto gli dispiaceva del mal de la donna, che tutto quello che egli poteva con onor suo fare, che sempre era prontissimo a farlo. Ma che egli confortava la donna in questo caso a moderar il suo appetito e che non pensasse più in questa cosa, perciò che egli era deliberato non voler il suo amore in questa maniera, e che più non gli venisse a parlar di questo. Il messo molto di